HEG 1 : Come riferimento a sé del negativo, l'uno è un determinare, e come riferimento a sé è un infinito determinare se stesso. Se non che, a cagione dell’attuale immediatezza, queste differenze non sono più soltanto come momenti di una sola e medesima determinazione di sé, ma sono anche poste come entità. L’idealità dell’essere per sé come totalità, precipita così primieramente nella realtà, e precisamente nella realtà più stabile, più astratta, come uno. L’essere per sé è nell’uno la posta unità dell’essere e dell’essere determinato, come unione assoluta del riferimento ad altro e del riferimento a sé.
L’autentica unità originaria si è piuttosto disvelata essere, lungo
questo nostro insistere presso il percorso d’impressione di enadità
all’inseità diadica prima, l’immanente auto-riferimento del Negativo,
egualmente l’intimo o il costante rifrattivo convergersi
verso il riferimento identitario dell’in-sé Relazione o Alterità, esso
ossia da principio coesivo auto-eguagliamento del Differentesi,
l’unione assoluta epperò o a punto distintiva del riferimento ad altro
e del riferimento a sé, ove il contenuto dell’auto-mediazione
non altrimenti si dà nella determinazione del sé se non giacché Ri-ferimento-ad-altro-da-sé. Monadità autentica dunque quale co-alescenza proleptica del Trascendentesi o immanente Processo
di impressione di unità o immobilità allo stare dell’in-sé Dia-vergenza o Progettualità, constante altresì o essenziale proporsi e
sempre teleologico ri-proporsi endo-destinativo del Negativo
in-se-stesso, nella determinatezza dell’autoprincipio autosituatosi entro la dicotomia del sé precisamente in qualità di progressività
Instituente-sé ad-traverso l’in-stituzione dell’altro-da-sé (Élenchos Authentikõs).
Adunantesi nel suo stesso identitario dis-secare dalla propria
unità distintiva l’altro o il contraddittorio, già pertanto co-alitosi a
sé o puntualmente determinatosi nell’autoctico dal sé dipartirsi,
in ogni con-crezione-a-uno, l’Uno-originario respinge con viepiù
necessità il contenuto di essa stessa enadità-prima oltre ogni co-alescenza, così dischiudendo e sempre proprio quella medesima dualità
tra l’unità del sé e l’unità-dell’altro-da-sé che ne costituisce
precisamente l’unità o coerenza identitaria, proto-monadità riconvergendo presso la quale ciò che già e sempre diviene ritrovato altro
non è se non l’avanzare immanente stesso nella direzione del sé.
Nel teleologico avanzare e coalito, ebbene certamente nell’unità
in-sé-divisa-del-Procedere (Enantiodromía): eideiticamente
pro-incedentesi verso l’ad-fermazione epistemica o plenaria
del suo primo o assolutamente a-dimensione progettarsi Differenziantesi (la prima unità, quale unità dell’omnipreliminare Ex-tensione-in-sé, egualmente dell’in-sé Processualità, non può che essere
infatti “unità senza processo”, unità altresì originaria del Processo epperò unità senza dispiegamento nell’ulteriorità, ebbene a
punto unità assolutamente senza dimensione o puntualità autentica), ogni (tà pánta) ulteriore coalizione o riduzione-a-unità
del-sé-col-sé, e appropriativamente imposta nella concrezione propria o distintiva, diviene ex-trusa dal contenuto positivo o distintivo della Diade od Orizzontalità, e, miliarità del suo stesso affermarsi apofatico o contraddistintivo, puntualmente così ex-pressa già oltrepassata diviene simultaneamente pre-serbata, a punto aldilà della sua prima riduzione-a-unità, entro l’incrementarsi, precisamente attraverso distinzione delle unità affermatesi, di essa sua stessa di Diade od Orizzontalità, di Processualità egualmente, contraddittorietà.
HEG: Quello che si lascia vedere come lì presente distinto dall’uno, è il suo proprio determinare se stesso […]. In lui stesso l’uno in generale è. Questo suo essere non è esserci, non è una determinatezza come riferimento ad altro, non è una certa particolar natura o costituzione. Consiste in questo: nell’aver negata tutta questa cerchia di categorie. L’uno non è quindi in alcun modo capace di diventare altro; è immutabile. È indeterminato; non più però come l’essere. La sua indeterminatezza è la determinatezza, che è riferimento a sé, un assoluto esser-determinato, un posto essere dentro di sé. In quanto è per il suo concetto la negazione che si riferisce a se stessa, l’uno ha in lui la differenza, un indirizzo da sé verso l’estero a un altro, indirizzo che però è immediatamente ripiegato indietro, perocché secondo questo momento del determinarsi di per sé non v’è alcun altro a cui l’indirizzo vada; è quindi un indirizzo che è ritornato in sé […]. Il riferimento negativo dell’uno a sé è repulsione. Questa repulsione, in quanto è così il porre molti uno, ma per opera dell’uno stesso, è il proprio uscir fuori di sé dell’uno, ma un uscire in tali, fuori di lui, che non sono essi stessi altro che degli uno […]. L’uno respinge da se stesso soltanto sé. Dunque non diventa, ma è già. Quello che viene rappresentato come il respinto, è parimenti un uno, cioè un ente […]. Come quello che è essenzialmente relazione a se stesso, l’altro non è la negazione indeterminata, come vuoto, ma è parimenti un uno. L’Uno è pertanto un divenire molti uno. Propriamente, però, non è questo un divenire; perocché il divenire è un passare dall’essere nel nulla; l’uno, all’incontro, non diventa che uno.
L’identitario Distinguersi, si ripresenzia, è immanente distinzione tra questa affermazione dell’esserci suo, e il contenuto di esso distintivo stare-presso-unità. Anche sub specie quantitatis pertanto,
l’endiadità originaria si disvolge in ritmo triadico: riducendo
il sé in coalescenza (Moné), la Dicotomia diparte il sé dal sé
(egualmente il sé dall’altro), ossia scinde l’unità-del-sé dall’unità
del-mondo-oltre-il-sé, ebbene procede (Pròodos) esso contenuto
dell’unità-del-sé oltre essa unità-del-sé che permane, e di
partendosi e procedendosi ritrova già e sempre (Epistrophé) –
e certamente innanzi – tale medesimo sé: essendo per identità o unità
Dipartizione (contenuto della coerenza-del-sé-al-sé o in-sé
Centrifuggimento) infatti, il constante unificarsi dell’Originario
(centripedia-dell’identità o coerenza-del-sé-al-sé) non e mai lo
re-instaura nell’unità della di-partizione aurorale, bensì – sempre
– a punto re-instituendolo nell’unità dell’Innanzi, nell’unità altresì
che contiene l’Ad-vento, sempre lo ri-ad-ferma più innanzi
verso l’ex-tremo.
Ebbene, già dimostratosi e affermazione, e già affermazione
della Negazione; e identità (1), e già identità della Differenza (2); e
attualità, e già auto-presenzializzazione in quanto Potenza dell’ulteriorità
o Dia-venimento assoluto, non qui ed ora il contenuto
dell’unificazione originaria – e puntualità o unità, e già coerenza
giacché Orizzonte o Diadità, egualmente Divergenza del sé (A1) dal sé (A2) – diversamente si dimostra essere se non ancora quale
Uno-in-sestesso-diviso (Én-dia-phéron-eautõ) o Uno-in-lotta-con-se-stesso (Én-Stasiázon-Pròs-Eautò).
Ossia, disvolgendo triadicamente l’unità-della-Discordia (Én-Dià-Dyoîn): unità dell’unità del sé (1) con il contenuto dell’unità del sé (2) (1→ω = 1 + 2α; C→ω = c-di-C + Cα).
Di contro, ma in estrinseca opposizione, l’adunazione deuteriore
certamente non può se non apparire, anche nell’indagine del numero,
giacché indivenientesi Compattezza o immorsata Immutabilità, Unità-in-se-stessa ossia (= Être-en-soi), e massiva (Massif) e a-dia-fana (Opaque), e continua (Indifférencié) e completa (Plein) e improcedente-si (Incapable de distance avec soi même).
HEG: L’uno non è se non la negativa relazione dell’uno a sé, e questa relazione, epperò l’uno stesso è i Molti uno […]. Ma in pari maniera la pluralità è anche assolutamente estrinseca all’uno. Perocché l’uno è appunto il togliersi dell’esser altro, la repulsione è il suo riferimento a sé e la sua semplice eguaglianza con se stesso. La moltitudine degli uno è l’infinità, come contraddizione che, quasi neutrale, produce se stessa.
In coerenza con quanto già postosi, certamente “i molti uno” non dimorano nel contenuto dell’unità autentica (= non dimorano nella positività dell’unità autentica), cioè nell’in-sé Differenza, bensì nel darsi progressivo, ebbene nel moltiplicarsi, della sua differenza o contraddittorietà, nell’incrementale ossia spazio di co-erenza della stessa ad-unazione autentica, cioè dello stesso stare presso l’ad-fermazione o l’unità di ciò che sta in unità o si ad-ferma precisamente indicando il contenuto “Negazione” o “Diade”, spazio di coalescenza presso l’incontrovertibile in cui in principio prende dimora l’unità-della-Contro-versione o sede trascenden-tale di ogni unità (sfondo comune o fondamento negativo [= autentico] di ogni concrezione posizionale), deuteriormente l’unità dell’Unità in sé, ulteriormente l’unità di ogni distinzione identitaria (das viele Eins).