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ἔν διαφἕρον ἑαυνὦ
Del mostrarsi, secondo il numero, dell’unità autentica quale coalescenza dell’originaria Diade simplegade
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Das große Wort, das ἔν διαφἕρον ἑαυνὦ (das Eine in sich selber unterschiedne)
des Heraklit, das konnte nur ein Grieche finden, denn es ist das
Wesen der Schönheit, und ehe das gefunden war, gabs keine Philosophie

La grande espresisone di Eraclito: ἔν διαφἕρον ἑαυνὦ (l’Uno in se stesso diviso), solo un greco poteva trovarla, poiché questa è l‘essenza della bellezza,
e prima che fosse rivelata, non si dava filosofia alcuna.

[ J.C.F. HÖLDERLIN, Hyperion oder der Eremit in Griechenland, 1797, in, Ernesto Forcellino, L'uno in se stesso diviso. Hölderlin e la filosofia, Guida, 2006 ]



T.α. Enádē Authentikón: per una definizione preliminare

HEG  1 : Come riferimento a sé del negativo, l’uno è un determinare, e come riferimento a sé è un infinito determinare se stesso. Se non che, a cagione dell’attuale immediatezza, queste differenze non sono più soltanto come momenti di una sola e medesima determinazione di sé, ma sono anche poste come entità. L’idealità dell’essere per sé come totalità, precipita così primieramente nella realtà, e precisamente nella realtà più stabile, più astratta, come uno. L’essere per sé è nell’uno la posta unità dell’essere e dell’essere determinato, come unione assoluta del riferimento ad altro e del riferimento a sé.

L’autentica unità originaria si è piuttosto disvelata essere, lungo questo nostro insistere presso il percorso d’impressione di enadità all’inseità diadica prima, l’immanente auto-riferimento del Negativo, egualmente l’intimo o il costante rifrattivo convergersi verso il riferimento identitario dell’in-sé Relazione o Alterità, esso ossia da principio coesivo auto-eguagliamento del Differentesi, l’unione assoluta epperò o a punto distintiva del riferimento ad altro e del riferimento a sé, ove il contenuto dell’auto-mediazione non altrimenti si dà nella determinazione del sé se non giacché Ri-ferimento-ad-altro-da-sé. Monadità autentica dunque quale co-alescenza proleptica del Trascendentesi o immanente Processo di impressione di unità o immobilità allo stare dell’in-sé Dia-vergenza o Progettualità, constante altresì o essenziale proporsi e sempre teleologico ri-proporsi endo-destinativo del Negativo in-se-stesso, nella determinatezza dell’autoprincipio autosituatosi entro la dicotomia del sé precisamente in qualità di progressività Instituente- ad-traverso l’in-stituzione dell’altro-da-sé (Élenchos Authentikõs).

Adunantesi nel suo stesso identitario dis-secare dalla propria unità distintiva l’altro o il contraddittorio, già pertanto co-alitosi a sé o puntualmente determinatosi nell’autoctico dal sé dipartirsi, in ogni con-crezione-a-uno, l’Uno-originario respinge con viepiù necessità il contenuto di essa stessa enadità-prima oltre ogni co-alescenza, così dischiudendo e sempre proprio quella medesima dualità tra l’unità del sé e l’unità-dell’altro-da-sé che ne costituisce precisamente l’unità o coerenza identitaria, proto-monadità riconvergendo presso la quale ciò che già e sempre diviene ritrovato altro non è se non l’avanzare immanente stesso nella direzione del sé.

Nel teleologico avanzare e coalito, ebbene certamente nell’unità in-sé-divisa-del-Procedere (Enantiodromía): eideiticamente pro-incedentesi verso l’ad-fermazione epistemica o plenaria del suo primo o assolutamente a-dimensione progettarsi Differenziantesi (la prima unità, quale unità dell’omnipreliminare Ex-tensione-in-sé, egualmente dell’in-sé Processualità, non può che essere infatti “unità senza processo”, unità altresì originaria del Processo epperò unità senza dispiegamento nell’ulteriorità, ebbene a punto unità assolutamente senza dimensione o puntualità autentica), ogni (tà pánta) ulteriore coalizione o riduzione-a-unità del-sé-col-sé, e appropriativamente imposta nella concrezione propria o distintiva, diviene ex-trusa dal contenuto positivo o distintivo della Diade od Orizzontalità, e, miliarità del suo stesso affermarsi apofatico o contraddistintivo, puntualmente così ex-pressa già oltrepassata diviene simultaneamente pre-serbata, a punto aldilà della sua prima riduzione-a-unità, entro l’incrementarsi, precisamente attraverso distinzione delle unità affermatesi, di essa sua stessa di Diade od Orizzontalità, di Processualità egualmente, contraddittorietà.

HEG: Quello che si lascia vedere come lì presente distinto dall’uno, è il suo proprio determinare se stesso […]. In lui stesso l’uno in generale è. Questo suo essere non è esserci, non è una determinatezza come riferimento ad altro, non è una certa particolar natura o costituzione. Consiste in questo: nell’aver negata tutta questa cerchia di categorie. L’uno non è quindi in alcun modo capace di diventare altro; è immutabile. È indeterminato; non più però come l’essere. La sua indeterminatezza è la determinatezza, che è riferimento a sé, un assoluto esser-determinato, un posto essere dentro di sé. In quanto è per il suo concetto la negazione che si riferisce a se stessa, l’uno ha in lui la differenza, un indirizzo da sé verso l’estero a un altro, indirizzo che però è immediatamente ripiegato indietro, perocché secondo questo momento del determinarsi di per sé non v’è alcun altro a cui l’indirizzo vada; è quindi un indirizzo che è ritornato in sé […]. Il riferimento negativo dell’uno a sé è repulsione. Questa repulsione, in quanto è così il porre molti uno, ma per opera dell’uno stesso, è il proprio uscir fuori di sé dell’uno, ma un uscire in tali, fuori di lui, che non sono essi stessi altro che degli uno […]. L’uno respinge da se stesso soltanto sé. Dunque non diventa, ma è già. Quello che viene rappresentato come il respinto, è parimenti un uno, cioè un ente […]. Come quello che è essenzialmente relazione a se stesso, l’altro non è la negazione indeterminata, come vuoto, ma è parimenti un uno. L’Uno è pertanto un divenire molti uno. Propriamente, però, non è questo un divenire; perocché il divenire è un passare dall’essere nel nulla; l’uno, all’incontro, non diventa che uno.

L’identitario Distinguersi, si ripresenzia, è immanente distinzione tra questa affermazione dell’esserci suo, e il contenuto di esso distintivo stare-presso-unità. Anche sub specie quantitatis pertanto, l’endiadità originaria si disvolge in ritmo triadico: riducendo il sé in coalescenza (Moné), la Dicotomia diparte il sé dal sé (egualmente il sé dall’altro), ossia scinde l’unità-del-sé dall’unità del-mondo-oltre-il-sé, ebbene procede (Pròodos) esso contenuto dell’unità-del-sé oltre essa unità-del-sé che permane, e di partendosi e procedendosi ritrova già e sempre (Epistrophé) – e certamente innanzi – tale medesimo sé: essendo per identità o unità Dipartizione (contenuto della coerenza-del-sé-al-sé o in-sé Centrifuggimento) infatti, il constante unificarsi dell’Originario (centripedia-dell’identità o coerenza-del-sé-al-sé) non e mai lo re-instaura nell’unità della di-partizione aurorale, bensì – sempre – a punto re-instituendolo nell’unità dell’Innanzi, nell’unità altresì che contiene l’Ad-vento, sempre lo ri-ad-ferma più innanzi verso l’ex-tremo.

Ebbene, già dimostratosi e affermazione, e già affermazione della Negazione; e identità (1), e già identità della Differenza (2); e attualità, e già auto-presenzializzazione in quanto Potenza dell’ulteriorità o Dia-venimento assoluto, non qui ed ora il contenuto dell’unificazione originaria – e puntualità o unità, e già coerenza giacché Orizzonte o Diadità, egualmente Divergenza del sé (A1) dal (A2) – diversamente si dimostra essere se non ancora quale Uno-in-sestesso-diviso (Én-dia-phéron-eautõ) o Uno-in-lotta-con-se-stesso (Én-Stasiázon-Pròs-Eautò).

Ossia, disvolgendo triadicamente l’unità-della-Discordia (Én-Dià-Dyoîn): unità dell’unità del sé (1) con il contenuto dell’unità del sé (2) (1→ω = 1 + 2α; C→ω = c-di-C + Cα).

Di contro, ma in estrinseca opposizione, l’adunazione deuteriore certamente non può se non apparire, anche nell’indagine del numero, giacché indivenientesi Compattezza o immorsata Immutabilità, Unità-in-se-stessa ossia (= Être-en-soi), e massiva (Massif) e a-dia-fana (Opaque), e continua (Indifférencié) e completa (Plein) e improcedente-si (Incapable de distance avec soi même).

HEG: L’uno non è se non la negativa relazione dell’uno a sé, e questa relazione, epperò l’uno stesso è i Molti uno […]. Ma in pari maniera la pluralità è anche assolutamente estrinseca all’uno. Perocché l’uno è appunto il togliersi dell’esser altro, la repulsione è il suo riferimento a sé e la sua semplice eguaglianza con se stesso. La moltitudine degli uno è l’infinità, come contraddizione che, quasi neutrale, produce se stessa.

In coerenza con quanto già postosi, certamente “i molti uno” non dimorano nel contenuto dell’unità autentica (= non dimorano nella positività dell’unità autentica), cioè nell’in-sé Differenza, bensì nel darsi progressivo, ebbene nel moltiplicarsi, della sua differenza o contraddittorietà, nell’incrementale ossia spazio di co-erenza della stessa ad-unazione autentica, cioè dello stesso stare presso l’ad-fermazione o l’unità di ciò che sta in unità o si ad-ferma precisamente indicando il contenuto “Negazione” o “Diade”, spazio di coalescenza presso l’incontrovertibile in cui in principio prende dimora l’unità-della-Contro-versione o sede trascenden-tale di ogni unità (sfondo comune o fondamento negativo [= autentico] di ogni concrezione posizionale), deuteriormente l’unità dell’Unità in sé, ulteriormente l’unità di ogni distinzione identitaria (das viele Eins).


Alberto Iannelli


* Da DIÁ. Attraversando l'Ultimo Orizzonte e Altro della Notte.
Epopea dell'Originario ed Epoche dell'Umano
, Aracne, 2020
Testo integrale    ➤ ➤ ➤


1. I passi di Hegel sono presi da:
Scienza della logica, Edizioni Laterza, Bari 1974.
© Orizzonte
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ἔν διαφἕρον ἑαυνὦ
Del mostrarsi, secondo il numero, dell’unità autentica
quale coalescenza dell’originaria Diade simplegade
Versione Pdf
Das große Wort, das ἔν διαφἕρον ἑαυνὦ (das Eine in sich selber unterschiedne)
des Heraklit, das konnte nur ein Grieche finden, denn es ist das
Wesen der Schönheit, und ehe das gefunden war, gabs keine Philosophie

La grande espresisone di Eraclito: ἔν διαφἕρον ἑαυνὦ (l’Uno in se stesso diviso), solo un greco poteva trovarla, poiché questa è l‘essenza della bellezza,
e prima che fosse rivelata, non si dava filosofia alcuna.

[ J.C.F. HÖLDERLIN, Hyperion oder der Eremit in Griechenland, 1797, in, Ernesto Forcellino, L'uno in se stesso diviso. Hölderlin e la filosofia, Guida, 2006 ]



T.α. Enádē Authentikón: per una definizione preliminare


HEG  1 : Come riferimento a sé del negativo, l'uno è un determinare, e come riferimento a sé è un infinito determinare se stesso. Se non che, a cagione dell’attuale immediatezza, queste differenze non sono più soltanto come momenti di una sola e medesima determinazione di sé, ma sono anche poste come entità. L’idealità dell’essere per sé come totalità, precipita così primieramente nella realtà, e precisamente nella realtà più stabile, più astratta, come uno. L’essere per sé è nell’uno la posta unità dell’essere e dell’essere determinato, come unione assoluta del riferimento ad altro e del riferimento a sé.


L’autentica unità originaria si è piuttosto disvelata essere, lungo questo nostro insistere presso il percorso d’impressione di enadità all’inseità diadica prima, l’immanente auto-riferimento del Negativo, egualmente l’intimo o il costante rifrattivo convergersi verso il riferimento identitario dell’in-sé Relazione o Alterità, esso ossia da principio coesivo auto-eguagliamento del Differentesi, l’unione assoluta epperò o a punto distintiva del riferimento ad altro e del riferimento a sé, ove il contenuto dell’auto-mediazione non altrimenti si dà nella determinazione del sé se non giacché Ri-ferimento-ad-altro-da-sé. Monadità autentica dunque quale co-alescenza proleptica del Trascendentesi o immanente Processo di impressione di unità o immobilità allo stare dell’in-sé Dia-vergenza o Progettualità, constante altresì o essenziale proporsi e sempre teleologico ri-proporsi endo-destinativo del Negativo in-se-stesso, nella determinatezza dell’autoprincipio autosituatosi entro la dicotomia del sé precisamente in qualità di progressività Instituente- ad-traverso l’in-stituzione dell’altro-da-sé (Élenchos Authentikõs).

Adunantesi nel suo stesso identitario dis-secare dalla propria unità distintiva l’altro o il contraddittorio, già pertanto co-alitosi a sé o puntualmente determinatosi nell’autoctico dal sé dipartirsi, in ogni con-crezione-a-uno, l’Uno-originario respinge con viepiù necessità il contenuto di essa stessa enadità-prima oltre ogni co-alescenza, così dischiudendo e sempre proprio quella medesima dualità tra l’unità del sé e l’unità-dell’altro-da-sé che ne costituisce precisamente l’unità o coerenza identitaria, proto-monadità riconvergendo presso la quale ciò che già e sempre diviene ritrovato altro non è se non l’avanzare immanente stesso nella direzione del sé.

Nel teleologico avanzare e coalito, ebbene certamente nell’unità in-sé-divisa-del-Procedere (Enantiodromía): eideiticamente pro-incedentesi verso l’ad-fermazione epistemica o plenaria del suo primo o assolutamente a-dimensione progettarsi Differenziantesi (la prima unità, quale unità dell’omnipreliminare Ex-tensione-in-sé, egualmente dell’in-sé Processualità, non può che essere infatti “unità senza processo”, unità altresì originaria del Processo epperò unità senza dispiegamento nell’ulteriorità, ebbene a punto unità assolutamente senza dimensione o puntualità autentica), ogni (tà pánta) ulteriore coalizione o riduzione-a-unità del-sé-col-sé, e appropriativamente imposta nella concrezione propria o distintiva, diviene ex-trusa dal contenuto positivo o distintivo della Diade od Orizzontalità, e, miliarità del suo stesso affermarsi apofatico o contraddistintivo, puntualmente così ex-pressa già oltrepassata diviene simultaneamente pre-serbata, a punto aldilà della sua prima riduzione-a-unità, entro l’incrementarsi, precisamente attraverso distinzione delle unità affermatesi, di essa sua stessa di Diade od Orizzontalità, di Processualità egualmente, contraddittorietà.


HEG: Quello che si lascia vedere come lì presente distinto dall’uno, è il suo proprio determinare se stesso […]. In lui stesso l’uno in generale è. Questo suo essere non è esserci, non è una determinatezza come riferimento ad altro, non è una certa particolar natura o costituzione. Consiste in questo: nell’aver negata tutta questa cerchia di categorie. L’uno non è quindi in alcun modo capace di diventare altro; è immutabile. È indeterminato; non più però come l’essere. La sua indeterminatezza è la determinatezza, che è riferimento a sé, un assoluto esser-determinato, un posto essere dentro di sé. In quanto è per il suo concetto la negazione che si riferisce a se stessa, l’uno ha in lui la differenza, un indirizzo da sé verso l’estero a un altro, indirizzo che però è immediatamente ripiegato indietro, perocché secondo questo momento del determinarsi di per sé non v’è alcun altro a cui l’indirizzo vada; è quindi un indirizzo che è ritornato in sé […]. Il riferimento negativo dell’uno a sé è repulsione. Questa repulsione, in quanto è così il porre molti uno, ma per opera dell’uno stesso, è il proprio uscir fuori di sé dell’uno, ma un uscire in tali, fuori di lui, che non sono essi stessi altro che degli uno […]. L’uno respinge da se stesso soltanto sé. Dunque non diventa, ma è già. Quello che viene rappresentato come il respinto, è parimenti un uno, cioè un ente […]. Come quello che è essenzialmente relazione a se stesso, l’altro non è la negazione indeterminata, come vuoto, ma è parimenti un uno. L’Uno è pertanto un divenire molti uno. Propriamente, però, non è questo un divenire; perocché il divenire è un passare dall’essere nel nulla; l’uno, all’incontro, non diventa che uno.


L’identitario Distinguersi, si ripresenzia, è immanente distinzione tra questa affermazione dell’esserci suo, e il contenuto di esso distintivo stare-presso-unità. Anche sub specie quantitatis pertanto, l’endiadità originaria si disvolge in ritmo triadico: riducendo il sé in coalescenza (Moné), la Dicotomia diparte il sé dal sé (egualmente il sé dall’altro), ossia scinde l’unità-del-sé dall’unità del-mondo-oltre-il-sé, ebbene procede (Pròodos) esso contenuto dell’unità-del-sé oltre essa unità-del-sé che permane, e di partendosi e procedendosi ritrova già e sempre (Epistrophé) – e certamente innanzi – tale medesimo sé: essendo per identità o unità Dipartizione (contenuto della coerenza-del-sé-al-sé o in-sé Centrifuggimento) infatti, il constante unificarsi dell’Originario (centripedia-dell’identità o coerenza-del-sé-al-sé) non e mai lo re-instaura nell’unità della di-partizione aurorale, bensì – sempre – a punto re-instituendolo nell’unità dell’Innanzi, nell’unità altresì che contiene l’Ad-vento, sempre lo ri-ad-ferma più innanzi verso l’ex-tremo.

Ebbene, già dimostratosi e affermazione, e già affermazione della Negazione; e identità (1), e già identità della Differenza (2); e attualità, e già auto-presenzializzazione in quanto Potenza dell’ulteriorità o Dia-venimento assoluto, non qui ed ora il contenuto dell’unificazione originaria – e puntualità o unità, e già coerenza giacché Orizzonte o Diadità, egualmente Divergenza del sé (A1) dal (A2) – diversamente si dimostra essere se non ancora quale Uno-in-sestesso-diviso (Én-dia-phéron-eautõ) o Uno-in-lotta-con-se-stesso (Én-Stasiázon-Pròs-Eautò).

Ossia, disvolgendo triadicamente l’unità-della-Discordia (Én-Dià-Dyoîn): unità dell’unità del sé (1) con il contenuto dell’unità del sé (2) (1→ω = 1 + 2α; C→ω = c-di-C + Cα).

Di contro, ma in estrinseca opposizione, l’adunazione deuteriore certamente non può se non apparire, anche nell’indagine del numero, giacché indivenientesi Compattezza o immorsata Immutabilità, Unità-in-se-stessa ossia (= Être-en-soi), e massiva (Massif) e a-dia-fana (Opaque), e continua (Indifférencié) e completa (Plein) e improcedente-si (Incapable de distance avec soi même).


HEG: L’uno non è se non la negativa relazione dell’uno a sé, e questa relazione, epperò l’uno stesso è i Molti uno […]. Ma in pari maniera la pluralità è anche assolutamente estrinseca all’uno. Perocché l’uno è appunto il togliersi dell’esser altro, la repulsione è il suo riferimento a sé e la sua semplice eguaglianza con se stesso. La moltitudine degli uno è l’infinità, come contraddizione che, quasi neutrale, produce se stessa.


In coerenza con quanto già postosi, certamente “i molti uno” non dimorano nel contenuto dell’unità autentica (= non dimorano nella positività dell’unità autentica), cioè nell’in-sé Differenza, bensì nel darsi progressivo, ebbene nel moltiplicarsi, della sua differenza o contraddittorietà, nell’incrementale ossia spazio di co-erenza della stessa ad-unazione autentica, cioè dello stesso stare presso l’ad-fermazione o l’unità di ciò che sta in unità o si ad-ferma precisamente indicando il contenuto “Negazione” o “Diade”, spazio di coalescenza presso l’incontrovertibile in cui in principio prende dimora l’unità-della-Contro-versione o sede trascenden-tale di ogni unità (sfondo comune o fondamento negativo [= autentico] di ogni concrezione posizionale), deuteriormente l’unità dell’Unità in sé, ulteriormente l’unità di ogni distinzione identitaria (das viele Eins).


Alberto Iannelli


* Da DIÁ. Attraversando l'Ultimo Orizzonte e Altro della Notte.
Epopea dell'Originario ed Epoche dell'Umano
, Aracne, 2020
Testo integrale    ➤ ➤ ➤


1. I passi di Hegel sono presi da:
Scienza della logica, Edizioni Laterza, Bari 1974.