SEV: Parmenide porta alla luce l’assoluta nullità del nulla (mè eón, «non essente»). Proprio perché essa è tale, il nulla non può essere qualcosa di «conoscibile» e di «esprimibile» (fr. 2). Infatti si può conoscere ed esprimere solo qualcosa che è, ossia un essente, mentre il nulla, assolutamente, non è un essente. E tuttavia, proprio nell’atto in cui si affermano questi caratteri del nulla, il nulla si presenta come qualcosa di conoscibile ed esprimibile.
Il Nulla si ob-fre all’ob-gettivazione del sé che dell’in-sé con-sente e com-prensione ed ex-pressione, ad-traverso il pro-gressivo ob-gettivar-si o ex-por-si di ogni (sua propria) de-posta (contro-)ad-fermazione (Vestigia), ebbene ad-traverso l’extro-flessione pro-cessiva di tutta la (propria) Storia.
SEV: L’aporetica che intendiamo discutere compete al non essere, non in quanto questo è un certo non essere — ossia è un certo essere (essere determinato) — ma in quanto il non essere è «nihil absolutum», l’assolutamente altro dall’essere, e quindi — si può dire — in quanto è ciò che sta oltre l’essere, inteso questo come totalità dell’essere.
In-teso piuttosto come questa onticità significante la cui ipo-stasi re-ferenziale si di-mostra nella presenzialità eglete dell’ad-fermazione o significazione in qualità di Altro-da-ogni-essere, Orizzonte epperò trans-scendentale non ex-clusivamente di ques’altrettanto significante onticità la cui ipo-stasi re-ferenziale ad-pare quale Totalità-dell’Essere, bensì di a punto ogni onticità significante in quanto tale, ebbene anzi-tutto di se stesso.
La Totalità-dell’Essere, infatti, ha sì per significato o ipo-stasi re-ferenziale “ogni-essere”, ma essa stessa significanza, pre-cisamente in quanto questa onticità e non altra, per-siste nella solo propria puntualità identitaria che si di-mostra, in-se-stessa identica-a-se-stessa o im-manentemente con-ciliativa, nel modo o qualità della com-pattezza o identità epperò, pur significando “ogni-essente”, cioè pur avendo entro il proprio significato ogni-essere, non ha né mai può avere entro questa sua stessa onticità significante altra puntualità o identità che non sia se stessa, parimenti a ogni altra identità il cui con-tenuto o ipo-stasi re-ferenziale non sia Alterità o a punto Vacuità-in-se-stessa: l’onticità significante di ogni-essere pertanto, e deuteriormente l’essere od onticità significante “Ogni-Essere”, come già posto-si, di-mora ex-clusivamente entro il dis-volger-si del contrad-dittorio della Contrad-dizione (Ge-schichte), pur se essa lì di-morante sua onticità signficante punta a questa ipo-stasi re-ferenziale che ad-pare quale Totalità-dell’essere-che-avvolge-ogni-essere (non così [auto-]ad-parendo-vi infatti in quanto o nel modo della contrad-dizione o aut-enticità auto-dis-chiusiva nella propria stessa onticità significante Non-onticità), orizzonte del contrad-dittorio della Contrad-dizione ove anzi-tutto od originariamente se stessa trova di-mora in quanto Totalità-aut-entica od Orizzonte omni-ad-ferrante/si.
SEV: Proprio perché si esclude che l’essere sia nulla, proprio affinché
questa esclusione sussista, il nulla è posto, presente, e pertanto è.
C’è un discorso sul nulla, e questo discorso attesta l’essere del nulla […]. Sì che sembra doversi concludere che la contraddizione è il fondamento sul quale può realizzarsi lo stesso principio di non contraddizione […]. Si dovrà dunque concludere che anche il nulla è. Col che viene esplicitamente negato il principio di non contraddizione.
Sia: il fondamento sul quale ogni identità — e deuteriormente la stessa “fermissima” incontrad-dittorietà dell’Identità-in-se-stessa — trova stabilità e in-re-versibilità, stanzialità e in-concussione, petrosità e con-fine (Oikía), oro-grafia e de-lineazione (Eidos), ordinamento e localizzazione (Ordnung und Ortung), altro in-se-stesso non è se non l’auto-manifestatività dell’onticità pro-lepticamente presenziante-si o endo-contrad-dittoriamente in-stituente-si nella significazione o miliarità di Pro-cesso d’auto-fondazione (Oíkisis) o Dia-venimento ab-soluto (Über-gang, Ge-schichte, das-Werden-an-sich-selbst).
SEV: Se il nulla non è posto, non può essere infatti posto nemmeno il principio di non contraddizione: non porre il nulla significa essere nell’impossibilità di escludere che l’essere sia nulla. Non solo, ma non può essere posto nemmeno l’essere […]. Se l’essere è per essenza ciò che non è non essere, porre l’essere senza porre il non essere significa non porre nemmeno l’essere. Stante appunto che l’essere è per essenza ciò che non è non essere […]. Il principio di non contraddizione esprime appunto la natura del rapporto tra l’essere e l’orizzonte del
nulla. Per questo rapporto, da un lato, l’essere implica l’orizzonte del nulla — appunto in quanto si afferma che l’essere non è non essere —; ma dall’altro lato, poiché questo orizzonte è nulla, l’essere non implica nulla, nessun orizzonte. Sì che il principio di non contraddizione, che dovrebbe esprimere quella implicazione, non può costituirsi […]. In altri termini, se il non essere non è, non si può nemmeno affermare che l’essere non è non essere, perché il non essere, in questa affermazione, in qualche modo è […]. Se ogni significato […] è una sintesi semantica tra la positività del significare e il contenuto determinato del positivo significare […] è chiaro allora che il significato «nulla» è un significato autocontraddittorio, ossia è una contraddizione, è l’essere
significante come una contraddizione: appunto quella per cui la positività di questo significare è contraddetta dall’assoluta negatività del contenuto significante. In altri termini, ogni significato è sintesi del significato «essere» e della determinazione dell’essere; ogni significato è cioè una positività («essere») determinata. Nel significato «nulla», la determinazione della positività contraddice, in quanto negatività assoluta, la positività, ossia il positivo significare della determinazione […]. Se il significato «nulla» contraddice dunque la positività del suo significare […] è proprio per questa contraddizione […] che può sussistere il principio di non contraddizione. È cioè necessario, affinché si possa escludere che l’essere non sia — che cioè sia non essere —, che
il non essere sia; ossia che sussista il significato autocontraddittorio in cui consiste quell’essere del non essere. Se il significato «nulla» non valesse come questa autocontraddittorietà — se il nulla non fosse — […], escludere che l’essere sia nulla sarebbe un non escludere nulla, poiché l’esclusione non avrebbe un termine chiaro su cui esercitarsi: il nulla non apparirebbe nemmeno.
Si con-vieve: per l’Essere, come per ogni altra con-seguente sin-olarità onto-tautotetica, affinché essa positiva dis-tintività solo propria vi sia, cioè affinché vi sia identità, e dunque essere, essere e dunque identità, co-im-plicativamente (“ogni significato è sintesi del significato «essere» e della determinazione dell’essere; ogni significato è cioè una positività [«essere»] determinata”: s’è detto), è necessario che — pre-liminarmente — stia e in-amovibilmente o in-contrad-dittoriamente l’orizzontale o la trans-scendentale di-mensione dell’alterità
o contrad-dittorietà di ogni sin-olarità onto-tautotetica, cioè è necessario e che anzi-tutto si dis-chiuda l’endo-mediale Dia-versione-in-se-stessa, e che l’ad-fermar-si di essa Dia-versione non sia — né possa in seguiro di-venire — né nulla, né contrad-dittoria; né con-tingente, né con-cussibile; né potenziale, né ipo-tetica, la re-lazione tra ogni dis-tintività (A) e la solo propria parimenti pre-cisa o dis-tinta contrad-distintività (¬A) necessitando infatti di dis-tender-si tra due punti anzi-tutto entrambi danti-si, e danti-si certi e a-tremidi o a punto pre-cisi e a-con-tinui. Posta essa necessità e il suo con-tenuto, si tratterà nondimeno — e qui ulteriormente — di dis-velare o in-dicare dove e come il Con-tingente-in-sé possa dar-si nel modo della co-erenza in-scindibile, come e dove l’in-sé Contrad-dittorio nel modo dell’in-contro-vertibilità, la Potenza nel modo dell’atto, l’Ipo-tesi nel modo della certezza, il Nulla a punto nel modo dell’essere, si tratterà ovvero e altresì di ancora palesare il modo d’essere dell’Aut-enticità (parimenti si tratterà di di-mostare come possa esser-vi — e vi sia di fatti — uno e un solo punto in se stesso [in dis-tinzione tra le parti o dis-cretudine di-visionale] ad-un-tempo e re-lazione particolare tra la propria dis-tintività e la propria contrad-distintività, e — in essa stessa dis-tintività, ebbene nella stessa re-lazione particolare o solo propria di identità o dis-tintività tra-sé-e-sé —Relazione-a-sé o Contrad-dis-tintività-in-sé).
SEV: L’aporia non può essere risolta […] affermando che il non essere
sia come non essere […] poiché per quel tanto che ciò, che si dice «non essere», è, non si può affermare che sia come non essere, ma, poniamo, come idea o presenza del non essere; e per quel tanto che il non essere non è, non può nemmeno essere come non essere […]. Come non essere assoluto, il nulla ha carattere di orizzonte dell’essere:il nulla è infatti l’assolutamente altro dall’essere, o è l’al di là, l’oltre l’essere.
Sì, il Non-essere si dà, ad-pare, si presenta alla manifestatività, epperò, in quanto dis-tintamente se stesso, di-mostra la propria identità (Essentia), la propria pro-filazione (Eidos), la propria sub-stanza (Ousía), pur se di-mostrando-la in quanto ab-sente o, del pari, e altra e contraria da e a ogni con-sistenza. Nondimeno, tale idea, forma od
onticità del Non-essere non va pensata come etero-acquisita per com-partecipazione alla cat-egorialità dell’Idea, della Forma o dell’Essere, come se essa di-mensione fosse già in qualche modo data e il Non-essere in essa con-seguente soprag-giungesse e, per re-azione extrin-seca a qualcosa di già dato, de-cidesse per sé questa solo propria identità di Contrarietà o sub-stanzialità di Ab-senza (dunque non già Contrarietà ab-soluta o in-seitale, epperò auto-o-endo-Contrarietà, ma contrarietà [etero-]re-lativa, ossia contrarietà a questa datità altra, ex-terna o dif-ferente dalla Contrarietà e in se stessa auto-nomamente stante nella solo propria puntualità identitaria o dis-tintiva a cui essa contrarietà a punto re-attivamente si co-rela). La soprag-giungenza del Non-essere, si ri-ad-ferma nel qui dis-cettare circa i fondamenti della me-onto-logia, si di-mostra infatti in-(pre-)condizionata, auto-ctica, archea; la contrarietà ab-soluta, o piuttosto auto-relante-si; la scelta o de-cisione della propria identità aut-entica (scegliendo-si in-seitale o intrin-secamente Re-azione, non già ad altro può re-agire se non a se stessa: nell’attimo stesso dell’ad-fermazione prima della Negazione, negazione che va a punto pensata
non ad altro da sé re-lata o a-bissale, epperò non pro-ferita ris-petto a qualcosa di già presente, ma aut-enticamente auto-fondativa ossia sorgente dal nulla stesso di sé e della propria “materia”, essa stessa ad-fermazione [ed esso stesso Ad-fermante-si] trova fondamento
pre-cisamente nella soglialità di essa Auto-negazione se-movente o pro-leptica, originaria o escate e quindi già in sé ad-volgente ogni ad-fermazione circa la pre-cedenza o sub-cessione sua, anzi-tutto e sempre così circum-dante ogni ad-fermazione che tenti di trans-scender-ne essa ante-cedenza o ad-fermatività originaria).
Non già essendo-vi pertanto alcuna di-
mensionalità entro la cui dis-chiusione il
Non-essere possa trovare di-mora, sub-strato,
con-fine, presenza, essa di-mensionalità — già
in origine altresì sub-stante-vi o mostrante-
si — non può che ad-venire alla presenza
simul-taneamente all’ad-vento di essa
endo-dis-chiusiva Volontà-di-Negazione-ab-
soluta o in-seitale (proprio in quanto sua
presenza, sub-strato, essere, atto etc...): si
è così posto. Sì dunque ciò che si vuole Non-
essere già ipo-statizza, con tale
solo sua propria intrin-secamente extro-
flessiva ex-pressione, la di-mora auto-
confinativa della propria
contrarietà, la di-mora ossia in
cui la Potenza trova attuazione, l’Ad-vento
presenza e a punto il Non-essere essere, ma
proprio volente-si im-manentemente
Contra-sto, nell’ex-porre
dal sé — nell’auto-im-positivo in-
stante dell’ex-posizione del sé —
essa ipo-stasi contraria a esso
stesso sé, questa medesima in-seità ri-
trova se stessa pre-cisamente nel
non-essere e, anzi-tutto, questa
stessa ipo-stasi, e, deuteriormente,
l’in-seità stessa dell’Ipo-stasi, e,
sub-cessivamente, ogni ipo-stasi. Si
pre-cisa, parenteticamente: essa in-seità
ri-trova se stessa epperò,
ulteriormente, Dis-tintività-in-sé, ri-trova
sé nella dis-tinzione tra sé
(questa[ipo-stasi della sua
contrarietà]-Questità), e sé
(Questità [con-tenuto dell’ipo-stasi
della sua contrarietà di Contrarietà-in-sé,
epperò Alterità-da-ogni-ipo-stasi]).
E pertanto, proprio poiché non la Negazione,
come ad-fermato-si, si lascia in-tendere come
se necessitasse dell’esser-ci di una pre-
cedente ad-fermazione per de-finirsi Altra-
da-ogni-ad-fermazione (l’ad-fermazione della
Negazione —
ancora — è infatti ab-soluta, non ad altro
re-agente epperò se non alla propria stessa
auto-ad-fermazione); proprio poiché ossia,
altrettalmente, è ex-actamente questo suo in-
condizionato o pienamente liceo aut-entico
Volersi Non-essere-alcun-essere a fondare
questa stessa di-mensione — im-manente —
dell’essere non già a cui il Non-essere —
con-seguendo all’essere — dice “no”, bensì
de-terminata o ipo-statizzata da questo stesso
“No” ab-soluto o in-seitale, ebbene auto-
causativo a punto identitario o pre-
cordialmente re-attivo; proprio per questo
dunque il voler-si, in principio o a-
bissalmente “Negazione” e il voler-si
“Negazione-di-ogni-ad-fermazione” non appare
dif-ferente, giacché, ancora, nell’attimo
ex-atto della sorgenza
del Voler-si “Negazione”, l’ad-fermazione
trova già fondamento e la Negazione, in
questo medesimo uni-duale in-stante
aurorale o panto-crate, è già “Negazione-di-
ogni-ad-ferazione”, cioè Negazione-di-se-
stessa, ebbene Negazione-in-se-stessa, dunque
Negazione Ab-soluta, epperò a punto egualmente
“Negazione”, e non altro.
Pertanto, ri-prendendo il dis-volgimento che
in-daga il fondamento del Non-essere, sì “come
Non-essere-Ab-soluto, il Nulla ha carattere di
Orizzonte di ogni essere: il
Nulla è infatti l’ab-solutamente
altro da ogni essere o è l’Al-
di-là, l’Oltre l’essere”, ma
proprio essendo in se stesso — e
in-contrad-dittoriamente — Al-di-là,
Ulteriorità, Orizzonte, l’essere,
l’identità, la forma e il fondamento del Nulla
o del Non-Essere non può che di-mostrar-si
aut-enticamente quale l’ipo-statizzar-si pro-
gressivo — ovvero il suo pro-cesso di
presentazione — della contrarietà (in-terna
ossia con-stituente-ne il peri-metro dis-
tintivo o identitario) della Contrad-
dittorietà-in-se-stessa, l’attuar-si o il
sub-stanziar-si suo via via. Proprio quindi in
quanto il fondamento o l’essere, l’identità o
l’atto, anzi-tutto o aut-enticamente si danno
quale contrarietà im-manente
della Dia-versione e non quali identità a-sé-
stanti o unità onto-tautotetiche dis-tinte-
nella-dis-tinzione-dall’Alterità, o egualmente
in essa già im-poste in dis-tinzione extrin-
seca, non possono dar-si con il carattere
identitario dell’ipo-stati deuteriore
(Natur, Physis),
epperò con i tratti della staticità e della
con-ciliazione, dell’eternità della presenza e
della com-pattezza, dell’intro-con-tinuità,
dell’in-contro-vertibilità e dell’ad-eguatezza
veritiera, proprio poiché se così fosse non vi
sarebbe dif-ferenziazione o iato tra
l’ipo-stasi prima o
l’auto-ipo-statizzar-si dell’Originario (tra
il suo essere ipo-stasi e il suo essere ipo-
stasi in quanto Altro-da-ogni-ipo-stati)
e l’ipo-stasi sua deuteriore o
extrin-seca (e se vi fosse con-cordia e
medesimezza, ulteriormente, tra ipo-stasi
prima e deuteriore, essa Originarietà sarebbe
Medesimezza-in-se-stessa, ma se così fosse,
come più volte già posto-si, non alcuna dif-
ferenza e dis-tinzione sarebbe, neppure essa
endo-con-ciliata an-auto-causativa Medesimezza
cat-egoriale), bensì e di necessità non
possono che anzi-tutto e sempre pro-por-si con
il carattere identitario o modo d’essere
della stessa ipo-stasi prima (Ge-
schichte, Geist), epperò con i
tratti dell’ad-vento e della lotta, del dia-
venimento teleo-logico e della pro-messa di
con-quista o dis-tintività ultima, della
possibilità, della contrad-dittorietà e
dell’ipo-tesi, entro nondimeno l’incontrad-
dittorietà auto-re-ferenziale dell’identità o
dis-tintività propria, ossia del con-tenuto di
questa stessa identità re-lativamente alla
quale rap-presentano la contrarietà im-manente
o contrad-dis-tintività: non alcuna contrad-
dittorietà della Contrad-dittorietà può
non già contrad-dire la Contrad-
dittorietà (non alcuna in-staurazione può non
già in quanto tale e-r[e]ger-si contrad-
dittoriamente ris-petto al cadenzato o dis-
cretudinario flusso in-staurativo); non alcuna
contrad-dittorietà della Contrad-dittorietà
può
non già con-cordare con essa identità
proprio stante in contrad-dizione con essa,
non a essa altrimenti non già ad-eguar-si
proprio stante in con-cordia con se stessa
(non alcuna in-staurazione — essente-ci — può
— perciò stesso ed essendo-ci,
e così — e-grescere dal peri-metro
dell’In-staurante-si).
Di necessità pertanto dante-si l’aut-
enticità dell’essere quale ipo-stasi del Non-
essere, cioè del Contrad-dis-tinguente-si-in-
sé, essa onticità aut-entica non può non già
anzi-tutto e sempre avere il carattere del
con-tenuto di questa stessa in-seità
(Possibilità, Ad-vento, Ipo-tesi, Contrad-
dittorietà etc…), epperò, a punto essendo
ipo-stasi, cioè in-stituzione o con-
cretizzazione trovante fondamento di sé pre-
cisamente nell’atto, endo-re-activo, dell’ad-
fermazione identitaria del Negazionale, non
può che pro-gressivamente con-ferire
a esso stesso atto in-stitutivo il carattere
dell’in-contro-vertibilità, proprio
giacché ogni sua propria ipo-tesi, e anzi-
tutto l’ipo-tesi di se stessa, ri-trova
sempre l’identità di se stessa, ogni
sua propria contrad-dittorietà, e anzi-tutto
la contrad-dittorietà con se stessa, ri-con-
quista sempre l’unità con se stessa
(dis-cordando-si il Dis-cordante-si si con-
corda
[quale Dis-cordante-si], ipo-tizzando-si
l’Ipo-tizzante-si si ad-certa o in-vera [quale
Ipo-tizzante-si]): se a ogni tentativo di
contro-vertire il Contro-vertibile, esso
stesso Contro-vertibile di-mostra la sua
ante-cedente presa su ogni (sua) contro-
versione, in quanto affinché essa
particolare contro-versione possa esser-ci
(in actu signato), essa stessa deve
già pre-sub-porre a sé o ad-fermare (in
actu exercito) l’esser-ci — per ciò (via
via di-mostrante-si) fondamentale o cat-
egoriale — di ciò che cerca di
contro-vertere, il Contro-vertibile stesso
acquisisce pro-gressivamente o a
posteriori — cioè a ogni tentativo
di contro-versione (= con ogni sua
lacerazione) — il carattere dell’in-contro-
vertibile.
Nondimeno, a dif-ferenza dell’In-contro-
vertibilità-in-se-stessa, già da sempre, ossia
dal tempo del proprio (deuteriore) soprag-
giungere, in-contro-vertibile (proprio poiché
il suo modo di essere o carattere non può
se non già da sempre co-in-cidere con la
propria identità, la propria medesimezza
soprag-giungendo pre-cisamente giacché Co-in-
cidenza-del-sé-col-sé), la Contro-
vertibilità-in-se-stessa non può che ex-
clusivamente in fine (o nell’attimo del
proprio com-pimento ex-austivo) con-quistare
esso modo di essere deuteriore o carattere di
certezza, esso modo di essere o carattere
ossia primariamente — nell’extrin-
secità — contrario alla propria stessa
identità di Contrarietà, non può cioè che di-
venire com-piutamente — o a punto in-contro-
vertibilmente — il proprio altro nell’in-
stante ex-acto in cui ab-solutamente de-
termina il proprio essere Non-essere o
Alterità (seppur qui e ora già si
mostra il carattere — già presente
dall’origine [poiché soprag-giunge oltre
l’origine il suo essere Originario] — omni-
ad-volgente o in-contro-vertibile della
Contrad-dizione originaria, giacché già qui e
già ora si di-mostra la necessità che ogni
con-futazione la co-im-plichi e pre-sub-ponga,
epperò ri-ad-fermi e non già e-limini, questo
stesso carattere — che altro non è se non la
staticità o in-reversibilità del Pro-
cedere [se la certezza o
verità aut-entica o fondativa è l’ab-senza di
certezza e verità, o la verità o la certezza
dell’Ab-sente-da-verità o dell’Ab-sente-da-
certezza; se l’aut-entica o trans-scendentale
forma ipo-statica è il trans-volgente
di-venire di ogni forma, essa stessa forma
della verità archea
non può che fondar-si proprio sul trans-
volgimento di ogni verità e di ogni forma —
cioè, a-bissale, non può che fondar-si su se
stessa —, per cui il suo fondar-si non può che
dar-si pro-cessualmente, ovvero non può che
avere esso stesso il carattere del di-venire]
— non può non avere ancora il
carattere o modo d’essere della possibilità e
dell’ipo-tesi, cioè non può non essere ancora
se stesso [essendo, non può non esser-ci in
quanto stesso], per cui solo con-quistando
la cessazione di se stesso — in qualità
di Possibilità e Ipo-tesi —, solo
nell’attimo sogliale ovvero di com-piuta con-
quista della de-terminazione solo propria
— di questo sé che si pro-mette Cessante-si-
in-sé —, può con-quistare l’in-contrad-
dittorietà — o eternità — di se stesso giacché
Mortalità-in-sé).
L’originalità della Contrad-dittorietà ad-pare
oltre la propria origine, e così esso stesso
suo carattere di in-contrad-dittorietà o
trans-scendentalità omni-ad-ferrante-si: s’è
detto. Ob-corre tuttavia non di-menticare che
è proprio della Contrad-dittorietà-in-sé,
ovvero dell’Ipo-tesi o Potenza (egualmente
dell’Ultimità-in-sé), ebbene dell’identità
tutto, archeo-escate, ad-volgente e anzi-
tutto se stessa, che questo stesso suo
carattere in-contro-vertibile ad-pare e ad-
pare come originario o già da principio a
punto di-morante presso questa identità del
Contro-vertibile-in-sé; pertanto, proprio
giacché ciò che pro-cede verso il com-pimento
— tutto, omni-ad-volgente(/si), con
sé con-ducendo — è essa stessa medesimezza di
Potenza e Contro-vertibilità, questo stesso
carattere di in-contrad-dittorietà (e di in-
contrad-dittorietà originaria) — ad un certo
punto soprag-giungente dalla potenza cetera
del Dia-veniente-si — non può che anch’esso
con-correre verso l’ultimità ex-austiva
dell’Origine (ebbene della stessa identità di
cui è carattere), epperò anch’esso stesso
com-partecipare dell’identità di esso Dia-
veniente-si a cui — in un certo o dis-creto
in-stante del proprio s-viluppo — pre-
cisamente ad-tribuisce questo modo d’essere
dell’in-contrad-dittorietà.
Sintantoché perciò vi sarà potenza re-sidua
entro la Potenza-in-se-stessa, ovverosia
sintantoché vi sarà la Potenza-in-se-stessa
(essente-ci, non può che esser-ci come
Potenza, ed essendo-ci quale Potenza non può
che essere potenziale, ovvero avere entro sé
re-sidualità d’ulteriorità, contro-vertibilità
o a punto possibilità: con-quistando il
proprio com-pimento ex-austivo, non
com-pleto il Vuoto può ancora essere, non
attuato o ex-aurito il Potenziale ancora
possibilizzare
l’ulteriorità, ma proprio ex-actamente lì e
allora in-contro-vertibilmente sarà o
massimamente per non più oltre [poter]
essere); sintantoché, egualmente, l’ad-
veniente-si Contrad-dittorietà-in-sé non avrà
extro-flesso ogni sua contrad-dittorietà,
il carattere stesso di necessità
o in-contrad-dittorietà che già qui ed ora si
manifesta ad-partener-le, e già da sempre
(“qualunque dis-tinta ipo-statizzazione della
contrad-dizione del Contrad-dittorio possa
di-venire ex-posta [in actu signato]
dalla nullità re-liqua di esso stesso
Contrad-dittorio
o Possibilità non già può contrad-dir-la,
piuttosto al contrario già raf-forzando-la
[in actu exercito] o in-
nanzi inverando-ne l’in-contrad-
dittorietà od omni-ad-ferranza”), non può
non essere se non contrad-dittoriamente o
ipo-teticamente (ex-actamente così non il
carattere dell’omni-preliminarietà — che
nondimeno già qui ed ora si dà e secondo
necessità — dell’Ultimità-in-se-stessa
può com-piutamente essere se non in ultimo:
“ogni cosa” [tà pánta], dalla
Necessità al Fondamento, dall’Origine
all’Originarietà della Contrad-dizione, di-
mora entro il pro-cesso che tutto e anzi-tutto
se stesso contro-verte, anche la stessa sua
in-reversiblità, anche la stessa sua in-
trans-scendibilità pan-peri-mentrale, anche la
stessa sua fondamentalità [Hypo-
keímenon] e finanche essa stessa sua
omni-di-moralità, ma non cionondimeno mai si è
di-mostrata la possibilità della contro-
versione del pro-cesso [invece ad-parendo e
anzi-tutto, si ram-menti, l’In-ad-parente-in-
sé o Non-essere: “Se il nulla è nulla, il
nulla non è e non significa nulla; e quindi
non può nemmeno apparire”], bensì già
si è extro-flessa l’eglete sua in-re-
versibilità che tutto e anzi-tutto se stessa a
com-pimento a punto in-contro-volgibilmente
con-duce).
Il carattere in-contro-vertibile del Contro-
vertibile ha sì dunque qui e ora il
carattere del contro-vertibile, ma di-
mostrato-si l’identitario pro-gressivo
con-quistar-si il carattere di in-contro-
vertibile da parte del Contro-vertibile che
tutto co-involge e a com-pimento con-duce,
questo stesso carattere qui e ora contro-
vertibile del carattere in-contro-vertibile
del Contro-vertibile con-quista parimenti
pro-gressivamente in-contro-vertibilità:
pro-gressus in finitum, co-in-cidentia in
puncto, con-vergentia ad piram, Escatía,
cuspide della pirramide visiva (“quello luogo
dove il razzo centrico ferisce, e per questo
il chiamo punto centrico”), Geviert,
Dämmerung, Ragnarøkkr.
Ovvero,
altresì a ri-con-fermar-si, sì non si può in-
contro-vertibilmente ex-clude che e-gresca
dalla re-sidualità dell’in-nanzi
dell’Orizzonte-in-sé — Orizzonte-in-sé o in-
sé-In-nanzialità da cui si è già
invece manifestata l’ex-clusione o im-
possibilità della possibilità dell’e-gressione
(da detto Orizzonte trans-scendentale) della
contro-versione del Contro-vertibile (e da cui
si è già ad-palesata l’in-reversibilità di
questa e di ogni manifestazione), ovvero da
cui già è stata extro-flessa nella
presenzialità dell’ad-parenza l’in-contro-
vertibilità della Contro-vertibilità la sempre
sua propria de-stinazione epperò alla massima
de-finizione del sé — la contro-versione
dell’in-contro-vertibilità della Contro-
vertibilità-in-sé, e ciò proprio sino a quanto
essa stessa Contro-vertibilità, che tutto ad-
ferra (che tutto ossia,
altrettalmente, qui ed ora ad-pare ad-
ferrare), ci sarà, proprio sino
a quando ovvero ci sarà un orizzonte, una
possibilità, proprio sino a quanto pertanto ci
sarà orizzonte-nell’Orizzonte,
possibilità-nella-Possibilità, ma l’esser-ci
stesso di questa im-possibilità di in-contro-
vertibilmente ex-cludere l’e-gressione della
contro-versione dell’in-contro-vertibilità
della Contro-vertibilità-in-sé, non già ad-
nulla l’in-contro-vertibilità del Contro-
vertibile, bensì la — ulteriormente — con-
ferma o raf-forza, proprio giacché questa
stessa im-possibilità d’im-por-si della in-
contro-vertibilità (del Contro-vertibile) di-
mostra ex-actamente il carattere di in-
contro-vertibilità o im-possibilità di con-
futazione, oltre-passamento, ad-nullamento o
a punto contra-versione della Contro-
vertibilità-in-se-stessa, cioè, ancora, ri-
ad-ferma e ri-ad-testa, ri-di-mostra del pari
nella solo propria corrusca eideticità, e la
sua originarietà e la sua omni-ad-
ferranza: se si im-ponesse l’in-contro-
vertibilità del Contro-vertibile, infatti, il
Contro-vertibile sarabbe vinto da
un’altra identità nello stare della propria
stessa identità, stare identitario che
verrebbe così pro-fligato, dis-velto, ma
questo stesso non poter-si im-porre di detta
in-contro-vertibilità sul Contro-
vertibile, im-possibilità che im-plica la
stessa vittoria del Contro-vertibile sull’In-
contro-vertibilità, im-plica a sua volta — o a
punto ulteriormente con-ferma — essa stessa
sua in-contro-vertibilità invitta, ovvero
viepiù in-nanzi pro-pelle la Contro-
vertibilità verso la con-quista — ultima,
com-pleta o a punto in-contro-vertibile — del
sé, dell’ad-empimento proprio epperò di
Pro-gettazione.
L’essere aut-entico del Non-essere non altro
pertanto si è di-mostrato in con-clusione
essere se non l’orizzonte di dis-tinzione
di ogni essere, ovvero, enantio-
dromicamente, il contro-orizzonte od
orizzonte di contrad-dis-tinzione del Non-
essere od Orizzonte-in-sé, orizzonte
dis-tintivo dell’essere o (contro-)orizzonte
contrad-dis-tintivo del Non-essere o Contrad-
dis-tintività in cui trova di-mora e
fondamento ogni essere e anzi-tutto esso
stesso essere (aut-entico) del Non-essere,
in-stituito-si proprio in quanto prima o
im-manente, identitaria o dis-tintiva,
contrad-dittorietà della Contrad-dittorietà,
epperò Orizzonte-di-dis-tinzione-di-ogni-
essere-o-dis-tintività-ulteriore,
contro-orizzonte a punto dell’Orizzonte-in-sé
già simul-taneamente all’auto-ctisi di esso
stesso Orizzonte-in-sé — ovverosia
identitariamente — dis-tinto (e dis-tinto
per-masto) tra il suo essere (una)
identità e dunque contrad-dittorietà
dell’Alterità, e l’essere Alterità-in-sé di
essa stessa identità contrad-dittoria,
tra il sé, ancora, come in-stituzione
del sé (contro-orizzonte o contrad-dis-
tinzione [Io] dell’Orizzonte o Contrad-dis-
tintività), e il sé che è giacché
in-stituzione del sé o del sé pro-cesso in-
stitutivo (Orizzonte o Contrad-dis-tintività),
ebbene l’in-sé Ad-cader-si (=
l’in-sé Storia).
SEV: Se il nulla è nulla, il nulla non è e non significa nulla; e quindi
non può nemmeno apparire […]. Il costituirsi del principio di non contraddizione […] non esige che non esistano significati autocontraddittori, ma che l’autocontraddittorietà sia come tolta; o quel principio si realizza solo in quanto si realizza quel significato autocontraddittorio.
Se è per questa autocontraddittorietà che si può affermare che l’essere non è non essere — dove, ripetiamo, questo non essere è il momento incontraddittorio del «non essere» come significato autocontraddittorio —, ciò significa che il nulla è nulla, secondo quanto esige
il principio di non contraddizione, solo in quanto il nulla (che come nulla non presenta un significare contraddittorio) è momento semantico del nulla come significato autocontraddittorio […]. L’incontraddittorietà del nulla, il nulla come nulla, si manifesta dunque solo in
quanto il nulla sia tenuto fermo come momento del nulla come significato autocontraddittorio. Ché, se daccapo si dice che, dunque, il nulla come nulla «si manifesta» e dunque è, è da ripetere che questo manifestarsi, questo essere, è appunto l’altro momento della concreta autocontraddittorietà. «Il nulla non è, e quindi non ha nemmeno la capacità
di manifestarsi; il nulla è l’assolutamente negativo»: tutto ciò può essere detto solo in quanto questo che si dice sia tenuto fermo come momento dell’autocontraddittorietà: l’altro momento è il positivo significare del contenuto di questo dire.
Si ponga pure l’articolar-si del
dis-corso attorno al nulla in una duplicità di
“momenti” dis-tinti: il momento
dell’in-contrad-dittorietà semantica, della
manifestatività ad-fermativa di questa
identità in sé auto-contrad-dittoria (“il
nulla è nulla”), che si dà, epperò è, epperò
non può essere altro da ciò che è, ossia è
(in eterno) a punto in-contrad-
dittoriamente se stessa; e il momento
dell’auto-contrad-dittorietà (il “«non essere»
come significato autocontraddittorio”), il
momento invero del con-tenuto con-creto di
questa ad-parenza o identità in-contrad-
dittoria (nulla = nulla), cioè il nulla come
l’ab-solutamente negativo e dunque l’in-sé
in-ad-paribile entro la positività. Solo
ponendo questa dis-tinzione tra
significazione in-contrad-dittoria
(Signifiant) e significato auto-
contrad-dittorio (Signifié) di questa
ad-partente significazione può sub-sistere il
“discorso sul nulla”,
poiché ogni ad-fermazione su di esso
(cioè già re-lativa ad esso)
trova così di-mora salda e in-trans-volgibile
entro la positività (eterna) del
significare.
SEV: In quanto i due momenti si distinguono, nel primo in quanto
distinto dal secondo non è contenuto il secondo; onde il nulla è lasciato nella sua assoluta o incontaminata negatività […]. Restando in evi-denza l’assoluta negatività del nulla — e cioè il nulla come significato incontraddittorio, onde esso non può nemmeno essere visto come un
che di presente — si rileva l’impossibilità che intercorra una qualsiasi relazione (come quella che il principio di non contraddizione verrebbe a realizzare) con la negatività assoluta — ossia con ciò che, in quanto questa negatività, non può nemmeno manifestarsi.
Si ponga dunque dis-tinzione tra i due
momenti del nulla e si ponga ulteriormente
l’im-possibilità che l’essere si ri-ferisca al
momento auto-contrad-dittorio del nulla, ri-
ferendo-si altresì al (suo) momento
in-contrad-dittorio e ciò già nella stessa
formulazione ab-soluta del
principio di non-contrad-dizione: “l’essere è
essere e non è non essere (il nulla
non è e non può essere)”. Ciò posto-
si, resta nondimeno da con-durre a
manifestazione la re-lazione che inter-corre
tra essi due momenti, l’uno dei quali è
stabilito essere in re-lazione con l’essere
nel principio fermissimo (e nella formulazione
sua uni-versale, e in ogni formulazione
particolare, ebbene nella formulazione di ogni
identità: A è A e non è non A), l’altro quale
ab-solutamente in-relato a esso stesso essere
(e ad ogni essente). Posta questa re-lazione
“entro il (dis-corso sul) nulla”
pertanto, si tratterà di ulteriormente inter-
rogare questo “medio” (“il nulla come
significato incontraddittorio”) che con-sente
— a punto ad-traverso il proprio mediale
frap-por-si — l’in-relazione tra
i due ex-tremi, entrambi nonpertanto ad-
comunati dalla co-relazione a esso stesso
medio, in
modo da ulteriormente verificare se davvero
non vi sia una qualche re-lazione anche tra
questi stessi due ex-tremi che proprio questo
tra loro por-si del medio con-
sente di essere in re-lazione di in-
relazione.
SEV: È chiaro che […] l’aporia può costituirsi in quanto, a un tempo,
si perde totalmente di vista (in actu signato) il momento del positivo significare del «nulla», e insieme non lo si perde di vista (in actu exercito). Se questo momento fosse totalmente assente, non posto, non sussisterebbe nemmeno il discorso aporetico: il «nulla» resterebbe ignorato, poiché il parlarne costituirebbe appunto la presenza di quel momento dal quale, per altro, si prescinde assolutamente.
Si con-viene: se fosse totalmente ab-sente il
momento del positivo significare o dar-si alla
manifestatività della presenza del nulla, esso
nulla in-teso come ab-soluta Negatività o
Auto-contrad-dittorietà-in-sé, non ad-
parirebbe neppure, per cui non si darebbe la
possibilità
di ad-fermare alcun dis-corso su di
essa ob-gettualità. L’essere pertanto (e così
ogni ente) può ri-ferirsi, “nel rap-
porto di non contrad-dizione”, al non essere,
proprio poiché esso non essere ad-pare, sta,
pre-cisamente o dis-tintamente si ad-punta o
in-dividua
nella solo propria posizione identitaria che a
punto in-contrad-ditoriamente o in-trans-
volgibilmente stando presso se stessa può
fungere da punto di re-lazione con
l’essere (e con l’ente).
SEV: Sì che l’essere, escludendo, nel rapporto di non contraddizione,
il non essere, inteso come significato incontraddittorio, esclude bensì un distinto dalla positività costituita dall’altro momento dell’autocontraddittorietà, ma non un irrelato rispetto a questo momento. Come distinto, il nulla–momento non è autocontraddittorietà, e pertanto
può porsi in relazione di contraddizione con l’essere; ma proprio perché il nulla–momento è un distinto e non un irrelato all’altro momento, non accade che l’essere, riferendoglisi, nel rapporto di non contraddizione, non gli si riferisca. E cioè l’essere, nel suo riferimento al nulla, lo esclude come il suo contraddittorio solo in quanto si riferisce al nulla–momento; momento che, d’altronde, sta in relazione al momento del suo positivo significare, e per questa relazione — che è la stessa autocontraddittorietà del «nulla» come significato concreto — sopporta o è in grado di stare in relazione di contraddizione con l’essere.
Ovvero: l’Essere si ri-ferisce nel
modo dell’ex-clusione all’identità in-
contrad-dittoria del Non-essere, cioè al suo
essere e un ente, e
un’identità, e una positività
(sub-stantia = “sopporta la relazione
con l’essere”), e una presenza
manifesta, per cui si con-stituisce una
con-giunzione — nel modo della dis-
giunzione — tra il punto
dell’identità dell’Essere e il
punto dell’identità del Non-essere.
Inoltre, per poter-si porre a punto come
inter-medialità delle due ex-tremità non re-
labili, esso medio non può non entrare in re-
lazione con entrambe, non può ossia non
entrare in re-lazione anche con il
momento auto-contrad-dittorio del Non-essere.
Pertanto, il Non-essere incontrad-
dittorio si ri-ferisce al non essere auto-
contrad-dittorio nel modo della
dis-tinzione (“un dis-tinto ma non un in-
relato”), cosicché ad-
traverso questo duplice ri-ferimento
del Non-essere in-contrad-dittorio
e all’essere, e al Non-
essere auto-contrad-dittorio, può sub-
sistere l’in-contrad-dittorietà
e dell’Essere e di ogni
altra identità. Ci si chiede nonpertanto se B
possa ri-ferir-si e ad A, e
a C, senza che ciò già non co-im-plichi ad-
comunanza (e perciò re-lazione) tra A
e C stesse.
SEV: Certamente il nulla è significante come assoluta negatività, in
quanto è momento: ma questo suo essere appartiene all’orizzonte che
resta escluso dalla negatività assoluta […] questo stesso suo essere momento appartiene alla struttura del suo positivo significare. L’assolutamente altro dall’essere, in quanto altro dall’essere, non è un essere; ma in quanto è significante come l’assolutamente altro dall’essere è un essere, una positività. La positività di questo significare non
è inclusa in ciò che questo significare significa, non determina ciò che questo significare significa. La contraddizione del «nulla» sta appunto in questo, che il significare è il significare dell’assolutamente non significante: non sta nel fatto che il non significante significa il significante
(ha il significato di «significante»), ma che il non significante è significante come non significante.
Sia: l’auto-contrad-dittorietà del
nulla con-siste ex-actamente in questo: essere
come Non-essere, significare quale Non-
significazione, presentar-si in qualità di
Altro-da-ogni-presenza, per-sistere in quanto
Dia-venienza, attuar-si come Potenza, con-
cordare giacché
Dia-vergenza. Come tuttavia è possibile che la
positività o in-contrad-dittorietà del nulla
possa com-partecipare della significazione
(=dell’essere), cioè possa di-morare
nell’omni-in-clusività cat-egoriale della
Significazione-in-se-stessa (“la positività di
questo significare non è inclusa in ciò che
questo significare significa”, ma è in-clusa,
in quanto significazione particolare,
nell’orizzonte uni-versale della
significazione) senza che ciò che essa —
ad-parentemente — con-tiene (senza
ossia che ciò a cui essa significazione
“punta”: si tratterà pre-cisamente di
anzi-tutto ad-purare se il re-ferente non
già ad-volga il ri-ferito nell’atto stesso del
suo ri-ferir-gli-si, se cioè la re-
ferenzialità o significazione non sia per caso
già pro-filazione o peri-metrazione
[Eidos]) sia in tale cat-egorialità
parimenti con-tenuto, in modo che il con-
tenente — il nulla come significazione in-
contrad-dittoria — sia presente in un con-
tenuto che ne ex-clude il suo con-tenuto? Si
ris-ponderà che il nulla come momento in-
contrad-dittorio non con-tiene il nulla come
momento auto-contrad-dittorio (“in quanto i
due momenti si distinguono, nel primo in
quanto distinto dal secondo
non è contenuto il secondo; onde il nulla è
lasciato nella sua assoluta o incontaminata
negatività”).
Si chiede nonpertanto,
anzi-tutto, come possa la significazione che
significa “nulla” ri-ferir-si ad esso “nulla”
senza con-tener-lo, cioè anzi-tutto si domanda
che cosa significhi significare. E pertanto:
significare — aut-enticamente — altro non ad-
pare qui
ed ora essere se non pre-cisamente
ex-trarre dalla peri-metrazione del con-
tinuum della possibilità di
significazione una dis-tinta peri-metralità,
ossia una dif-ferente forma o identità ris-
petto a essa stessa forma in-sé con-
tinuum o potenza di ogni forma o
significazione, in modo che essa pro-filazione
renda dis-tinto esso re-ferente — e dunque
esso ri-ferito — da qualsivoglia altra pro-
filazione — e dunque da qualsivoglia altro
pro-filato. Che cosa è difatti ciò
che la significazione significa se non una
de-terminazione che acquisisce dis-tintività
proprio dalla forma di questa peri-metrazione?
(“ogni significato è
sintesi del significato «essere» e della
determinazione dell’essere; ogni significato è
cioè una positività [«essere»] determinata”).
Se significare o ri-ferire di questo qualcosa
significato o ri-ferito non fosse già il suo
de-terminar-lo (originariamente de-
terminar-lo o ulteriormente
ri-determinar-lo a ogni nuovo ri-
ferimento), come infatti potrebbe
stare (= essere) presso sé questo
ri-ferito senza avere alcuna de-terminazione?
Si re-plicherà che il “qual-cosa” ri-ferito
(Natur, Physis) sta al-di-là
dell’orizzonte della re-ferenzialità
(Ichheit, Geist) e non necessita
della re-ferenzialità per essere (e dunque per
essere se stesso). Si di-mostrerà
ulteriormente in seguito come non possa sub-
sistere realtà al-di-là dell’ad-
ferramento sub-gettuale di essa realtà, e come
non
possano sub-sistere realtà entro quest’omni-
ad-volgenza trans-scendentale dell’Iità o De-
terminatezza-in-se-stessa senza che esse già
posseggano una de-terminazione
(Bestimmung, Identität, Essentia), un
segno (Sêma), una re-ferenza
(Deik-nynai), un nome
(Ónoma) o a punto una significazione
che le in-dichi o dis-tintivamente peri-metri,
già piuttosto tale pro-filativa in-dicazione o
peri-metro eidetico (de-terminazione ed
essere) acquisendo nell’attimo ex-acto in
cui entrano
in tale dominio — pro-cessuale (Ge-
schehen) — dell’in-seitale Dis-tintività.
Ri-ferire è dunque de-terminare, de-terminare
peri-metrare, per cui non può sub-sistere ri-
ferimento alcuno che già non ad-volga il
proprio ri-ferito in questo stesso a esso ri-
ferir-gli-si.
Si re-plicherà ulteriormente che il
significante — questo significante
particolare — re-invia
(Deixis) a un ri-ferimento che
sta oltre e fuori dal peri-metro
cat-egoriale della positività in cui esso
significante è con-tenuto, a un ri-ferimento
che pertanto sta oltre e fuori dallo
stesso peri-metro particolare di questo suo
significante.
Si domanda allora dove possa trovare
localizzazione (Ortung) ciò a
cui questo significante punta, e
quale sia il peri-metro o con-formazione di
ciò a cui questo significante particolare re-
invia, proprio poiché ogni significante —
anche questo significante particolare — altro
in se stesso non si è testé di-mostrato essere
se non un dire
“che cosa è” (tì estí) ciò a cui esso
punta (cioè che cosa sia [de-
terminazione] questo “qualcosa”, questo
“essere”), e questo dire che
cosa sia, altro non è dinanzi ad-parso essere
se non con-formare, peri-metrare, pro-
filare, de-terminare il “qualcosa”,
l’“essere” (suo).
Si è ris-posto: questo particolare
significato Non-significante non può trovare
localizzazione nel dominio della
Significazione-in-se-stessa o cat-egoriale, e
su ciò ci si di-chiara con-sentanei. Si chiede
a questo punto se questo particolare
significato possa “essere”
senza localizzazione (Heimat-
losigkeit), o se non possa invece avere
un’altra localizzazione ris-petto
alla peri-metralità della Significanza-in-se-
stessa, cioè, egualmente, se questa ab-senza
di localizzazione non sia già un
(heac) auto-localizzar-si presso
se stesso proprio in quanto altro o ulteriore
ris-petto a ogni localizzazione e anzi-tutto a
questa sua stessa auto-localizzazione, altro o
ulteriore ossia ris-petto a-se-stesso, Altro o
Ulteriore epperò in-se-stesso o
identitariamente, identitariamente o a punto,
come sopra, nella propria stessa dis-tintiva
pro-filazione eidetica e proprio pertanto così
o in quanto tale acquisente — da sé — la
propria localizzazione.
Ma per porre in luce e in presenza la ris-
posta alla prima parte dell’inter-rogazione
dis-giuntiva, ob-corre pre-liminarmente
chieder-si se possa non avere
localizzazione ciò a cui il Non-essere
in-contrad-dittorio si ri-ferisce (“…
un dis-tinto […] ma non un irrelato
rispetto a questo momento”), ovvero se B possa
ri-ferir-si a C senza
che C stia in un qualche punto pre-
ciso, se B epperò possa tracciare
la linea della re-ferenzialità tra sé
e il nulla del nulla (ob-
corre ossia pre-liminarmente chieder-si se il
Senza-punto [il nulla] possa
essere
o stare senza-punto [nel nulla]
o se già non si ad-punti in se
stesso,
ebbene se dunque B non sia per caso lo
stesso ad-puntar-si di C, e pertanto
se B non si ri-ferisca ex-clusivamente a
se stesso — nel ri-ferir-si a C —, e se B non
sia proprio in quanto ipo-stasi dell’auto-
riferimento di C a C; cioè, se B non
sia lo stesso C, ma dis-tinto da esso
nell’essere eguale a esso, cioè se B non sia
lo stesso identificar-si — pro-gressivo — di C
in quanto Non-eguale-a-sé, e se pertanto non
sia in verità C a con-tenere B in quanto
puntualizzazione come tale dis-tinta da esso
suo, d’a-di-mensionalità aut-entica, con-
tenuto
d’Orizzonte o Con-tenente; se B, ancora, non
sia perciò stesso l’originarietà di C,
l’ad-puntar-si ebbene archeo o identitario di
ciò che si vuole Orizzonte, Di-mensionalità,
Alterità, Ultimità; se, infine, il nulla non
sia in verità la stessa auto-ctica e in-
seitale Auto-contrad-dittorietà omo-
entificante-si ex-actamente nell’in-stante —
dis-giunto tra per-manenza o in-
stituzione, e per-manenza o in-
stituzione dell’Oltre-passante-si o In-
stituente-si — del proprio stesso auto-
causativo voler-si o pro-por-si Non-ente).
Ebbene si ris-ponderà a questo punto
che B non può ri-ferir-si se non a ciò che
in qualche modo sta, pur se sta
in un modo dif-ferente ed e-gressivo ris-petto
alla — con-seguente o in esso etero-re-
attivamente o a punto deuteriormente fondata —
cat-egorialità dello stare, proprio
poiché ri-ferire è puntare all’a-di-mensionale
localizzazione
del ri-ferito dal punto del ri-ferente.
Pertanto, ad-puntanto-si in un luogo
(Ortung), C stessa deve avere
peri-metrazione (= identità, essere),
foss’anche essa peri-metrazione questa
stessa puntualità della Peri-metrazione-in-
se-stessa, cioè di C stessa (B =
identità-della-Non-identità o essere-del-Non-
essere, a-dimensionalità-della-Di-
mensionalità, punto-dell’Orizzonte).
Ma quale può essere dunque questa
particolare localizzazione dell’A-topico-
in-se-stesso, quale, egualmente, la
significazione del Non-significante? Si è
detto che non può avere localizzazione presso
ciò che ha luogo, non essere presso ciò che ha
essere, non significazione
presso ciò che ha significazione; ma si è
altresì ad-fermato che deve nondimeno avere
una localizzazione,
un’identità, un essere:
ebbene, il Non-localizzato non può che già
localizzar-si presso se stesso ex-actamente in
questo stesso suo non-localizzar-si presso
alcuna localizzazione.
Essendo-si nondimeno già più volte di-mostrato
come l’auto-localizzazione del Non-localizzato
non sia re-lativamente re-attiva (date già “n”
localizzazioni, tra cui la localizzazione
della Localizzazione-in-sé entro cui ogni
particolare localizzazione trova luogo, esso
Non-localizzato sceglie — così in-
autenticamente — per proprio luogo uno di
questi luoghi già dati-si e non altresì
crea da sé il proprio luogo
[Eigentlichkeit: The Mind is its own
place]), ma sia in-vece ab-solutamente
re-attiva, dunque non re-agente a qualcosa di
ex-terno a sé, bensì re-agente ex-clusivamente
a sé, e non a un sé già dato-si, bensì re-
agente in sé, ex-sistendo nell’attimo ex-acto
dell’auto-re-azione, ex-sistendo a punto in
qualità di Auto-re-agente-si (anche dopo
l’auto-ctisi auto-re-attiva, l’Auto-re-
agente-si infatti re-agisce sempre a se stesso
o aut-enticamente, pur re-agendo non più
all’ipo-stasi, a punto auto-causativa od
originaria, cioè identitaria o tracciante il
solo proprio in-valicabile peri-metro, ma alle
proprie ipo-stati — alle ipo-stasi
della sua contrad-dittorietà — via
via contrad-dicenti-lo
lungo il per-corso che lo con-duce a se
stesso, ovvero verso l’ex-tremità sua
d’Ultimità-in-se-stessa), non altre
localizzazione si danno anzi l’auto-
localizzazione del Non-localizzato, per
cui il localizzar-si del Non-localizzato
presso se stesso ex-actamente in questo
stesso suo non-localizzar-si presso alcuna
localizzazione, a punto non alcuna
localizzazione ante essa scelta aut-entica o
auto-creativa dante-si, deve essere in-teso
proprio quale a-bissale o anti-cipativa —
aut-entica o negativa altresì — Fondazione e
della propria stessa localizzazione di “Non-
localizzato-presso-alcuna-localizzazione”,
e di ogni futura
localizzazione — e localizzazione, e
localizzazione di-versa
dalla localizzazione “Non-alcuna-
localizzazione” — dis-tinta epperò con-
seguente essa archea localizzazione a punto
negativa od orizzontale entro la cui
endo-dia-vergente-si pro-posizione identitaria
di Contrad-dittorietà trovano via via di-mora
proprio tutte queste localizzazioni (= pro-
filazione identitarie o eidetiche) che con-
sentono a ciò che pro-lepticamente o pre-
cisamente im-pre-condizionatamente si de-cide
“Non-localizzato-presso-alcuna-localizzazione”
di essere pienamente o ex-
austivamente se stesso, ovvero pre-
cisamente di viepiù localizzar-si presso
l’ex-clusiva o com-piutamente contrad-dis-
tinta puntualità pristina o pro-missiva di se
stesso.
Ci si chiedeva dunque: “come è possibile che
la positività o in-contrad-dittorietà del
nulla possa com-partecipare della
significazione, cioè possa di-morare
nell’omni-in-clusività cat-egoriale della
Significazione-in-se-stessa senza che ciò che
essa — ad-parentemente — con-tiene sia in tale
cat-egorialità parimenti con-tenuto, in modo
che il con-tenente — il nulla come
significazione in-contrad-dittoria — sia
presente in un con-tenuto che ne ex-clude il
suo con-tenuto?”
Ma non sarebbe piuttosto da chieder-si se non
sia invece l’omni-in-clusività cat-egoriale
della Significazione-in-se-stessa a essere
essa stessa con-tenuta entro ciò a cui il
nulla come positività in-contrad-dittoria o
significazione (B) re-invia (cioè C come Con-
tenente)? Se non sia ovvero l’auto-
significazione del Non-significante ad aut-
enticamente fondare l’orizzonte di ogni
significazione o localizzazione in cui
deuteriore trova di-mora la stessa
Significazione-in-se-stessa o la stessa cat-
egorialità della Localizzazione e, con-
seguenti nella dis-tinzione o teoria dis-
tintiva, ogni particolare significazione o
ad-locazione eidetica?
SEV: Il significato «nulla» non è astrattamente separato, ma è concretamente
distinto dalla positività del suo significare. Come distinto, esso è in grado, insieme, di significare l’assolutamente altro dall’essere e di valere come momento (e dunque come positività che è momento) della contraddizione in cui consiste il significato concreto del nulla […]. Se, ancora, si dicesse: i distinti devono essere messi in relazioni; ma il nulla, come distinto, è assoluta negatività; e pertanto non può stare in alcuna relazione — se si dicesse questo, sarebbe da rispondere
che, in questo modo, i distinti sono intesi come presupposti alla loro sintesi; e quindi, daccapo, sono intesi astrattamente. Certo, se in un primo momento i distinti sono assunti separatamente, non potrà
prodursi, in un secondo momento, alcuna sintesi tra il positivo e il negativo: il negativo come tale non avrà nemmeno alcuna rilevanza posizionale in base alla quale possa istituirsi la sintesi. Pertanto, o non si dà alcuna consapevolezza del nulla — e non sussiste nemmeno questa
aporia —, o, se questa consapevolezza sussiste, il negativo è con ciò già in sintesi col positivo. Basterà allora che la sintesi sia concretamente concepita: come originaria, immediata, e non come un risultato che presuppone l’irrelatività dei distinti. Se la sintesi è originaria, onde i distinti non sono assunti come degli irrelati, il negativo può essere, insieme, quell’assoluta negatività che è esigita dal principio di non contraddizione, e, insieme, può stare in relazione col positivo […]. Negare l’irrelatività significa intendere la relazione come originaria.
Se la sin-tesi che uni-fica — ovvero
linearmente con-giunge in seg-mento re-
lazionale — il nulla in-teso quale momento
in-contrad-dittorio e il nulla con-cepito in
quanto con-tenuto auto-contrad-dittorio di
essa positività (ebbene se la sin-tesi che
con-ferisce ri-levanza posizionale o identità
al nulla [la sin-tesi è il “significato
concreto del nulla”]), fosse con-seguente (o
ri-sultante da) la posizione di essi due suoi
elementi con-stitutivi, vi sarebbe un — pre-
cedente — momento in cui entrambi loro, a-se-
stanti o ab-stracti da detta unità sin-tetica
posteriore (e perciò in-dipendentemente dallo
stare o esser-ci di essa stessa sin-tesi già
stanti[-ci] o essenti[-ci]), dovrebbero poter
sub-sistere nella ris-pettivamente propria
ri-levanza posizionale o stessità
(an-sich-selbst). Ma, sub-sistere
nella propria in-dipendente ri-levanza
posizionale significa già avere un’identità, o
piuttosto un’unità onto-tautotetica,
cioè già essere questa sin-tesi o uni-dualità:
come già più volte posto-si, infatti, affinché
qualcosa vi sia, deve esser-ci di
necessità re-lazione o a punto sin-tesi —
epperò già dis-tinzione e dia-vergenza, dico-
tomia e iato — e tra il sé e il sé
del qualcosa (A e A), e tra il suo sé
fatto uno (A) e l’altro da sé (¬A), parimenti
uni-ficato nella solo propria
dico-tomica ri-levanza posizionale
negativa o contrad-dittoria
(¬A = ¬A; ¬A diverso da ¬X) —, ovvero affinché
qualcosa sub-sista, esso esser-ci particolare
deve dar-si entro la struttura re-lazionale o
uni-duale dell’identità aut-entica o
trans-scendentale; la stessa Unità-in-se-
stessa, essendo-ci e così, già e di necessità
si dà scissa, re-duplicata e re-uni-ficata
epperò nell’uni-dualità sin-tetico-re-
lazionale il con-tenuto della quale le con-
ferisce proprio questa solo sua con-formazione
identitaria di Unità-in-se-stessa.
Se entrambi gli elementi con-stituenti
la sin-tesi del nulla potessero pertanto avere
ri-levanza posizionale in-dipendente ris-petto
alla sin-tesi loro, se cioè ci fosse un tempo
in cui fossero senza essere elementi-
nella-re-lazione (con-cetto abs-
tracto della re-lazione o con-cetto degli
elementi-della-re-lazione abs-
tracti-dalla-re-lazione
loro o a sé stanti e in-dipendenti), in detto
tempo ciascuno di essi sarebbe a propria volta
questa uni-dualità re-lazionale o identità
(cioè A e B e non A(1)
e A(2)
in A(1)
= A(2)
): se il nulla momento in-
contrad-dittorio fosse questa sua propria ri-
levanza posizionale (A), ovvero se
stesse in quanto se stesso abs-tracto dal suo
essere ri-levanza posizionale del Non-
posizionalmente-ri-levante, e se il nulla
momento auto-contrad-dittorio fosse parimenti
questa sua propria ri-levanza posizionale (B),
ovvero se stesse in quanto se stesso abs-
tracto dal suo essere
Non-posizionalmente-ri-levante, se fossero
epperò queste ris-pettivamente proprie qualità
a dis-tinguer-li e con-locar-li in una
puntualità solo loro, essa stessa puntualità,
da capo, essendo identitaria o dis-tintiva,
sarebbe sin-tetica.
Pertanto, poiché e non alcuna sin-
tesi può dar-si senza il dar-si di una duplice
puntualità — nella dis-tinzione — o ri-levanza
posizionale, in quanto essa sin-tesi altro non
è se non la ri-con-duzione a unità della diade
(e non alcun seg-mento re-lazione, del pari,
può essere
tracciato senza l’esser-ci di detta dis-tinta
diadità a-di-mensionale); e poiché
non alcuna puntuale ri-levanza posizionale può
stare senza già essere diade in questo
solo proprio o dis-tintivo stare, non
alcuna unità epperò può essere se non sin-
tetica; allora la sin-tesi — si con-viene
— è originaria e non con-seguente, o
piuttosto, l’Originario è
Sin-tesi-in-stessa: in quanto ogni
identità è uni-dualità, e non alcuna sub-
stanza può stare senza de-terminatezza, non in
principio può dar-si altra identità,
sive altra sin-olarità onto-
tautotetica, se non l’Uni-dualità-in-se-
stessa, ovvero cioè che identitariamente è
Sin-tesi, epperò
e sin-tesi, e questa sin-
tesi particolare in-se-stessa-Sin-tesi o
Sin-tesi cat-egoriale, quindi sin-tetizzante-
si in unità identitaria proprio in quanto
Diadità — epperò, già egualmente, Dico-tomia —
in modo che non possa esser-vi un tempo
anteriore all’Origine a cui l’in-dividualità
identitaria dell’Originario (O) debba ri-
mandare per trovare il fondamento della
propria sin-tesi o unità identitaria
(O(1) =
O(2)), se stessa
infatti essendo il proprio stesso
fondamento, se stessa scindendo-si
nell’atto stesso — identificativo o
unificativo, sin-tetico o re-lazionale — del
proprio pro-positivo (e pro-posizionale o
pro-leptico, già enti-ficativo) de-cider-si
per l’Uni-dualità identitaria o per essere
in-se-stessa(1)-Dualità(2), Auto-relazione,
Scissione, Dia-vergenza, Mediazione ab-soluta
(sì originaria difatti, e dunque im-mediata o
non con-seguente alcun — ex-terno — atto
mediativo, ma, si ram-menti, non originaria in
quanto Im-mediatezza, bensì proprio in qualità
di Mediazione, epperò già [endo-]mediata e
simul-taneamente al e nel proprio
stesso atto auto-causativo o nell’in-con-
dizionata sua scelta identitaria).
Ebbene, posto-si che ogni sin-tesi è
uni-ficazione di una diade, cioè necessita di
due ri-levanze posizionali, non
dando-si altresì re-lazione (ex-
terna) nell’unità a-tomica (non alcun
seg-mento può co-relare questa a-di-
mensionalità a niente); e posto-si
che ogni unità a-tomica è già uni-ficazione
sin-tetica — di contro al proprio contrad-
dittorio — della propria puntualità
identitaria im-manentemente re-duplicata o
scissa — di contro a se stessa —; e posta-si
infine la necessaria pre-liminarietà od omni-
ad-volgenza dell’uni-dualità la cui
identità è struttura dell’identità di
ogni uni-dualità (Methektós) nella
propria identità altra o dif-ferente da detta
sua originaria o aut-entica
identità (A-méthektos) — trans-
scendentale o tutto ad-ferrante e anzi-tutto
sé — in se stessa Alterità-da-ogni-identità
(posta-si altresì la necessaria originarietà
di quest’unica re-lazione in-terna
all’unità a-tomica [Én-Dia-Phéron-
Eautõ], di quest’unica sin-tesi ossia che
per essere non necessita di due ri-levanze
posizionali, ma ex-clusivamente
della propria unica puntualità, giacché essa è
pre-cisamente una, positiva, puntuale o
identitaria proprio in quanto Peri-metralità,
Orizzonte, Di-mensionalità, Non-posizione,
Duplicazione, im-manente Dia-versione o Dis-
tintività-in-se-stessa); ob-corre ora inter-
rogar-si circa questa particolare sin-tesi del
nulla, invero attorno a questa particolare
sin-tesi la cui ri-sultanza unitaria con-
cretamente significa “nulla”, anzi-tutto
chiedendo-si che cosa realmente con-ferisca
identità (cioè, egualmente, significanza) a
questa particolare sin-tesi identitaria come
ad ogni altra sin-tesi.
Analizzando quindi questa peculiare e solo
propria unità sin-tetica (poniamo questa unità
C data da A + B) il cui con-tenuto dis-tintivo
o identitario è posto quale l’ab-solutamente
altro da ogni ri-levanza posizionale, si ad-
ferma che non entrambi gli elementi con-
stituenti-la possano avere ri-levanza
posizionale, e dunque identità propria, bensì
solo l’elemento della positività del
significare di C (A in quanto ad-parizione
dell’in-contrad-dittorietà del significato
“Nulla = Nulla”), l’elemento rap-presentato
dal con-tenuto di questa positiva
significazione non invece potendo avere ri-
levanza proprio in quanto esso è Non-ri-
levanza-posizionale (B in quanto con-tenuto
del significato in-contrad-dittorio “Nulla” o
Nulla quale auto-contrad-dittorietà in-
ad-paribile). Pertanto, si ad-ferma
essere la sin-tesi originaria, non mai potendo
B “fare parte per se stesso”.
È la sin-tesi epperò ad avere ri-levanza
posizionale, cioè identità, e non gli elementi
che la con-stituiscono: si con-viene, ma
nondimeno si domanda che cosa con-ferisca
identità o ri-levanza posizione alla
sin-tesi, ossia ci si chiede come possa questa
particolare sin-tesi (C = C; C
diversa da ¬C) di positiva significazione (A)
del Nulla e di con-tenuto di questa
significazione dis-tinta (B),
acquisire questa solo propria o dis-tintiva
significazione o identità (C) — a punto in
modo da poter stare, come sta, e in
sé, e di contro all’altro da sé, in
questa solo propria ri-levanza posizionale —
dall’essere una significazione (A) e
non al contrario dall’essere questa
specifica significazione (B)?
Come può ossia essere l’essere
un’identità (A), una
significazione, una rilevanza
posizionale, un’in-contrad-
dittorietà, un’unità onto-
tautotetica, ebbene una sin-tesi, a
dis-criminar-la da ogni altra identità,
significazione, rilevanza posizionale, in-
contrad-dittorietà, sin-olarità onto-
tautotetica o sin-tesi, e non invece l’essere
questa (particolare) identità (B),
questa significazione,
questa ri-levanza posizionale,
questa in-contrad-dittorietà,
questa re-lazione onto-tautotetica o
(il con-tenuto di) questa sin-tesi?
Ebbene, il momento dell’in-contrad-dittorietà
(A) del con-creto significato Nulla (C)
fornisce a detto significato il proprio stare,
il proprio avere un’identità, una
posizionalità, il proprio essere altresì, ma
non è esso a fornire al con-creto significato
Nulla questo ex-clusivamente suo significato,
giacché l’essere un significato (A) non lo
dis-tingue da tutti gli altri significati,
bensì è l’essere questo particolare
significato (B) a di-partir-lo dall’altro da
sé e render-lo uno (C) contro essa contrad-
dittorietà di-partita. Non può dunque che
essere il con-tenuto della sin-tesi del con-
cetto di Nulla, cioè il con-cetto di Nulla, a
con-ferire alla sin-tesi la propria identità,
egualmente
ad ogni altra unità sin-tetica o uni-dualità.
E nonpertanto qui, si con-viene, ci troviamo
d’in-nanzi a una sin-tesi dalla significazione
particolare, di-versa da ogni altra sin-
tesi,
proprio poiché il con-tenuto o significazione
di questa sin-tesi che, come già ex-posto-si,
in quanto con-tenuto le con-ferisce,
egualmente a ogni altra sin-tesi, la propria
identità o dis-tintività, ebbene a punto
specificità di significazione, non può stare o
avere fondamento in-se-stesso, ovvero non
può stare se non già stante-ci non già
essa stessa sin-tesi dalla significazione
particolare, della significazione ossia
di “Non-ri-levanza-posizionale”, e non della
significazione di “Significazione”,
bensì di questo stesso uni-versale della
Significazione che
con-ferisce a questa partizione del cat-
egoriale fondamento.
Ogni identità o significazione sin-tetica è
e sin-tesi, e
questa sin-
tesi, ma ex-clusivamente questa sin-tesi
particolare (C) significa
Non-significazione (B), per cui necessita
dalla pre-liminare posizione
della Significazione-in-se-stessa (A) per
poter essere o significare
Non-significazione (B), ante-cedente posizione
della Significazione-
in-se-stessa solo entrando in re-lazione o
sin-tesi (“distinti ma non irrelati”)
con la quale il solo proprio con-tenuto
identitario può acquisire
significazione e così a punto significare se
stesso quale “Non-
significazione-in-se-stessa”.
Analizzando nondimeno il con-tenuto
identitario o uni-duale della significazione
sin-tetica “Significazione-in-se-stessa”
(Significazione(1) =
Significazione(2))
si è più volte di-mostrato come esso non possa
stare nell’Origine, pur se sta, in quanto
cat-egoriale, nel principio di ogni
significazione particolare, poiché essa stessa
significazione uni-versale, per essere e così
essere, cioè per poter essere questa
significazione “Significazione uni-versale”,
deve a sé pre-sub-porre l’Uni-dualità-in-se-
stessa.
Ci si chiede pertanto se questa significazione
particolare “Nulla” sia una delle
particolari significazioni che con-seguono
all’ad-vento — a propria volta come detto “a
qualcosa” necessariamente con-seguente — della
Significazione uni-versale, cat-egoriale Ri-
levanza
Posizionale solo ad-traverso il soprag-
giungere della quale si dà al “Nulla” la
possibilità di così significare, o se non
sia per caso essa significazione particolare a
pro-por-si quale principio e fondamento aut-
entico di ogni significazione, causa e ragion
d’essere pertanto
della stessa — sub-cessiva — Significazione
in-seitale o cat-egoriale.
Però, se così fosse, ci troveremmo d’in-nanzi
a questo con-tenuto particolare che sta al
principio e di ogni stare e di ogni
significare, epperò anzi-tutto, proprio
per poter così (“Origine”) stare o
significare, cioè pre-cisamente per poter
stare o significare come principio dello stare
e del significare, deve già esso stesso
poter stare o significare, e deve
poter-lo fare in-dipendentemente (=
abs-tratto) dallo stare o
significare dello Stare-in-se-stesso o del
Significare-in-se-stesso, poiché lo stare o
significare di quello si è a punto posto con-
seguire allo stare o significare di
questo.
Dove pertanto può in principio
trovare la Non-significazione significazione —
posto che ad-pare significare —, ab-
sente, giacché con-seguente o ancora da con-
seguir-si, la Significazione-in-sé, se non
nell’auto-significar-si proprio in
quanto Non-significazione-alcuna? E pertanto,
il principio aut-entico di ogni significazione
(= di ogni ri-
levanza posizionale) non sarà forse questo
stesso Auto-significar-si (= auto-por-si-in-
ri-levanza) — che già si è dis-coperto pro-
gressivo —del Non-significante-in-se-stesso?
Ebbene, il reale o aut-entico fondamento
che ad-volge (= Orizzonte trans-
scendentale) la positività di ogni
significare altro non ulteriormente anche qui
ed ora e sotto questi particolari ri-guardi
ri-ad-pare essere se non lo stesso pro-cesso
di significazione del Negativo-di-ogni-
significazione, ovverosia il solo proprio
auto-contrad-dittorio o
im-manentemente dis-giuntivo già
originario ad-puntar-si (= in-
stituir-si, fondar-si) presso la per-
sistenza o con-sistenza (=
positività, significazione, ri-levanza
posizionale, essere) di tale solo propria co-
erenza identitaria (momento dell’in-contrad-
dittorietà del Nulla o tauto-logia prima
[Diversità = Diversità], identità aut-entica
altresì), ex-actamente nell’attimo —
uni-duale — di questo stesso proprio a-bissale
o ab-solutamente liceo ad-tribuir-si (= de-
terminar-si, de-cidersi, dis-tinguer-si,
voler-si, pro-por-si, ipo-tizzar-si, pro-
gettar-si) essa stessa significazione di
Negazione-di-ogni-significazione (si ram-menti
ancora essere il “No” originario non re-attivo
né re-lativo ris-petto ad un’ad-fermazione già
presente, ma ab-soluto, a-bissale e auto-
ctico, ad-fermativamente auto-re-attivo
epperò), Altro-da-ogni-per-sistenza (= Dia-
venienza, Orizzonte), Dif-ferente-da-ogni-
con-sistenza (= Nullità, Vacuità, Potenza),
Oltre-passamento-in-sé e dunque oltre-
passamento di questa stessa ipo-stasi prima o,
prima, omni-ad-volgente o in-trans-scendibile
(= in-reversibile) formulazione o pro-
posizione della propria significazione di
Non-significazione, superamento
ossia dell’essere di questo suo essere Dover-
essere, dell’identità di questo suo auto-
eguagliar-si in quanto Dis-tinguente-si, della
per-manenza di questo suo per-manere giacché
Altro-da-ogni-per-manenza.
L’aut-entica significazione (= essere,
identità o per-menza) dunque, proprio in
quanto significazione-del-Non-significante (=
essere-del-Dover-essere, identità-del-Dis-
tinguente-si e Per-manenza-dell’Altro-da-
ogni-per-manenza), nello stesso in-stante
d’auto-pro-posizione
del proprio con-tenuto significante(-si), già
si dis-tacca da esso stesso suo con-
tenuto, ebbene da ciò che essa significa, cioè
si dis-tacca da se stessa (in quanto
significazione si dis-tacca da questa [sua]
significazione [di Non-significazione]), e
dis-taccando-si con-sente a questo stesso suo
dis-taccato con-tenuto di stare, per-sistere,
essere, essere-eguale-a-sé, e a punto
significare.
Nondimeno, dis-taccando-si, essa
significazione non re-cide la co-erenza
identitaria del sé che la de-termina (questa
aut-entica significazione, infatti, si ri-ad-
ferma, non è de-terminata dall’essere
significazione, ma dall’essere questa
significazione), non perde il legame-con-sé,
col proprio con-tenuto (momento dell’in-
contrad-dittorietà del Nulla o Auto-contrad-
dizione), proprio giacché questo stesso sé
così pro-filante essa medesima sua
significazione, si con-ferisce l’identità o a
punto l’eidetica peri-metrazione dis-tintiva
di Re-cisione-in-sé, Dis-taccante-si, ebbene
si co-alesce o co-erentizza, co-rela o im-
morsa il sé-al-sé, proprio e pre-cisamente
poiché il con-tenuto di esso stesso sé
(momento dell’auto-contrad-dittorietà
del Nulla o Auto-contrad-dizione) per-siste —
in-contrad-dittoriamente o in-re-cedibilmente
— nell’essere Dis-secazione.
Eppure, se sì, in quanto, in ab-soluta
o a-bissale liceità, vuole per-sé questa
significazione (di Non-significazione), già
significando (e così: sin-olarità onto-
tautotetica) l’Originario si dis-tacca da sé,
epperò, a punto dis-taccato-si dal con-tenuto
del sé (Non-significazione), significa (= è,
per-mane), e così dis-taccando-si-dalla-
significazione-del-sé, ri-trova
questa stessa Significazione-del-sé; non e mai
— proprio ri-trovando-la e sempre identica —
può nonpertanto ri-trovar-la identica e per
sempre (l’In-nanziante-si, ri-trovando-si, si
ri-trova identico, altrimenti non si sarebbe
ri-trovato, epperò, proprio identico ri-
trovando-si, non si ri-trova identico, cioè
ex-actamente lì dove già era, ma si ri-trova a
punto già in-nanzi o già dif-ferente): ri-
trovando l’ad-puntar-si originario (T = 0)
nell’in-recedibile co-erenza del sé (momento
dell’in-contrad-dittorietà del Nulla:
Diversità = Diversità), cioè ri-trovando la
propria in-oltre-passabile pro-posizione
identitaria archea, ri-trova la dif-ferenza-
entro-sé, cioè ri-trova il-sé-in-nanzi-al-sé
(T = 1).
Ebbene, se ad ogni necessaria (momento
dell’in-contrad-dittorietà del Nulla) ri-con-
quista dell’identità del sé, se ossia ad ogni
in-contro-vertibile ri-trovamento del
con-tenuto dell’ad-puntar-si
originario, esso stesso Originario si
con-quista ulteriormente, si ulteriormente
ad-ferma, invero si ad-prossima
maggiormente a questo proprio pristino
a-di-mensionale o dis-tinto sé in sé
Ultimità, allora il con-tenuto della ri-
levanza posizione aut-entica o prima, altro
non significa se non a punto Orizzonte ex-
tremo, In-nanzi trans-scendentale (dunque il
punto, in T = O, con-tiene l’Orizzonte).
E nondimeno, se ciò che ri-trovando l’identità
sua archea in-nanzi ad-ferma esso stesso sé di
trans-scendentale Con-quista, si dà quale
Contrad-dittorietà — e proprio così dando-si
ad-sume (anzi-tutto) per sé questa struttura
dell’identità, essa struttura aut-entica o
contrad-distintiva (poi di-venuta) comune
dell’identità essente la sua stessa identità
—, allora il suo pro-gressivo ad-fermar-si non
può che ad-un-tempo essere l’eguale-e-
contrario ad-fermare la propria contrad-
dittorietà, cioè ad-fermare o porre (=
positività o ri-levanza posizionale) ogni
(puntuale) in-contrad-dittorietà con-
seguente — entro la propria contrad-
dittorietà di Contrad-dittorietà — la propria
originaria o in-terna in-contrad-
dittorietà (cioè il punto [o piuttosto
l’ad-puntar-si] dell’Orizzonte stesso),
deuteriormente ad-fermando o ponendo il punto
dell’In-contrad-dittorietà-in-se-stessa,
ulteriormente ad-fermando o ponendo
tutti i punti (tà pánta):
dunque se, in T = 0, l’Orizzonte originario
con-tiene — nella dis-tinzione del-sé-col-
con-tenuto-del-sé — solo il proprio ad-
puntar-si (il-sé), cioè l’unica contrarietà in
sé presente è la Contrarietà-a-sé, ebbene
la contrad-dittorietà interna o con-
stitutiva, intrin-seca altrettalmente o
identitaria del pari (il-con-tenuto-del-sé
essendo a punto dis-tinzione-del-sé-dal-sé) —
intera o identitaria e quindi in-oltre-
passabilmente sempre presente epperò a punto
orizzontale o peri-metrale, trans-scendentale
od omni-ad-volgente —; in T = 1 esso con-tiene
— nella dis-tinzione tra-il-sé-fatto-si-uno-
di-contro-all’altro-da-sé (cioè con-tiene
nella propria contrad-dis-tinzione, epperò,
egualmente, con-tiene — aut-
enticamente — in-sé in quanto Contrad-dis-
tinzione-in-sé) l’in-sé In-contrad-dittorietà
o Significazione, ebbene
la propria contrad-dittorietà ex-terna o
contrarietà extrin-seca (quindi, per
tornare all’esemplificazione da cui si è
partiti, in T = 0, B, cioè il momento
dell’auto-contrad-dittorietà del Nulla, con-
tiene ex-clusivamente A, cioè il momento
dell’in-contrad-dittorietà del Nulla, A che a
sua volta con-tiene ex-clusivamente B; in T =
1, B con-tiene e A, e S [S =
Significazione-in-sé], nella dis-
tinzione [Bin
T=0 diverso da Bin
T=1], mentre nella puntualità o
a-di-mensionalità di A [il-sé-fatto-si-
uno-di-contro-all’altro-da-sé o
co-alescenza identitaria di B] per-
mane — e sempre o in-e-radicabilmente via via
— l’ex-clusività di B [cioè del
con-tenuto dell’unità o a-tomia
identitaria prima, il-sé dell’in-sé Dico-
tomia; B = B, e non — mai — altro, ma B =
Diversità, dunque Diversità = Diversità:
momento dell’in-contrad-dittorietà o identità
del Nulla o Alterità-con-sé {si ram-menti
altresì che è B ciò che con-ferire alla sin-
tesi dis-tintività identitaria, per cui A — la
co-erenza dell’identità — non può non già in
principio e sempre avere per carattere o modo
d’essere B, e pertanto, come sopra, sì B è già
in origine in-contrad-dittoriamente B —
l’Orizzonte archeo-escate od omni-volgente non
può essere trans-sceso —, A essendo proprio
l’in-contrad-dittorietà di B, ma essa in-
contrad-dittorietà è in-contrad-dittorietà a
punto del Trans-scendente o Pro-gettuale, per
cui l’in-contrad-dittorietà di A
— cioè l’in-contrad-dittorietà aut-entica —
altro non è da in-tender-si se non quale
teleo-logico pro-cedere della Contrad-
dittorietà — B — verso l’in-contrad-dittorietà
en-telechiale della propria ipo-tesi
principiale — e dunque in-oltre-passabile — di
Contrad-dittorietà o a punto Ipo-tesi,
Orizzonte, Pro-cesso, Trans-scendenza,
Alterità, e lì e allora — com-piuta o colmata
tutta la propria contrad-dittorietà —
Non-essere pienamente o com-
piutamente}], per cui B, proprio dis-
tinguendo-si pro-gressivamente
[Bin T=0 diverso da
Bin T=1 diverso da
Bin T=O], si con-
quista in quanto — pro-leptica o pro-gettuale,
Dis-tintività [Diversità = Diversità], ossia
ad-em-pie il contrad-dittorio di se stessa,
cioè — egualmente — se stessa in
quanto Contrad-dittorietà); e in T = O,
infine, esso
Orizzonte originario con-tiene (ma li con-
tiene in quanto negazione della sua ad-
fermazione, ossia li con-teniene
nell’orizzonte del suo contrad-dittorio di
Orizzonte o Contrad-dittorietà, ebbene li
con-tiene in quanto ad-fermazioni il cui con-
tenuto è altro dalla Negazione ab-soluta o
in-seitale), nella dis-tinzione ab-soluta o
ex-trema di tutto-con-tutto,
nell’ex-austione ossia di ogni possibilità o
ulteriorità di dis-tinzione o dis-cretudine
(nell’ob-cluso-si epperò ex-aurimento
della Possibilità-in-sé o dell’in-sé-
Ulteriorità e pertanto, enantio-dromicamente,
nella stipata-si dis-cretudine di esso suo
contrad-dittorio), ogni di-versità da
sé, cioè ogni egualianza-con-sé
(con-tenere tutta di-versità da sé,
per la Di-versità, si com-prenda come altro
non significhi se non con-tenere ogni
identità-con-sé, a cominciare da
quell’identità-con-sé [A] della Di-versità-
in-sé [B] che proprio perciò già dal principio
e in-oltre-passabilmente sempre si ex-trema
ex-tende l’ad-veniente tutto a
circum-dare, si escate altresì pro-tende o
pro-leptica a punto quale Orizzonte di ogni
identità-con-sé), ogni eguaglianza-con-sé e
quindi tutto l’essere (e,
nell’esempio, in T = O, B con-tiene
pertanto A + S + s1 +
s2 > sn, mentre
in A vi è sempre e soltanto con-tenuto B, e
tuttavia, questo B con-tenuto in A in T = O,
non è questo B con-tenuto in A in T =
0, in T = O, B essendo tutta la sua Storia
di Contrad-dittorietà).
SEV: Appare, dalle
considerazioni svolte, il carattere di
orizzonte assoluto che è proprio
dell’essere, o dell’intero. Infatti
l’essere, che […] è significante in
relazione all’orizzonte del nulla, include,
nel modo che si è visto, questo stesso suo
altro; e questa inclusione è appunto ciò per
cui l’intero non lascia altro oltre di sé.
Piuttosto, in con-clusione,
se è il Negativo-in-sé (B) a con-tenere
ogni positività come negata ris-petto a sé,
anzi-tutto con-tenendo in sé — nella solo
propria o con-stitutiva, identitaria o im-
manente, auto-dis-tintività — la positività-
di-sé (A), non ad-pare essere proprio del
Non-essere il carattere di Orizzonte-
dell’essere, e non dell’Essere?
Che cosa non-è, infatti, in-fine, il
Non-essere se non tutto l’essere
(Lebens-welt)? Oppure, sim-
metricamente, che cosa è,
infatti, in-fine com-piutamente, il Non-
essere, se non l’alterità da
tutto ciò che è?