Si ponga la definizione di Insieme quale proprietà accomunante “n” elementi a punto uniti dalla compartecipazione a essa proprietà (essa proprietà correlativa di molteplicità, si precisa, è certamente qui posta quale altra da ciò che risponde alla definizione di Categorialità, Essenza o Sub-strato del differente, essi universali, di necessità o secondo la definizione, aventi, e in massimo grado, la proprietà attraverso la quale i compartecipanti sono riuniti [Légein]).
Tale insieme, in se stesso, si pone o quale detenente esso stesso l’attribuzione correlativa (l’insieme dei concetti astratti è un concetto astratto), epperò appartenente-si, o quale non appartenentesi (l’insieme dei logici non è un logico).
Si ponga ora il caso degli insiemi appartenentisi. Può,
ciò che è e insieme, ed elemento avente essa proprietà accomunativa, essere elemento di sé allo stesso modo di ogni altro elemento di detto insieme? No, giacché se così fosse, semplicemente non vi sarebbe unità o correlazione d’insieme: l’insieme dei concetti astratti è sì, infatti, secondo la definizione, questo concetto astratto, epperò si appartiene, ma esclusivamente esso è e astratto, e astratto in quanto Astrattezza-in-se-stessa, astratto ossia non in quanto altro dall’Astrattezza-in-se-stessa, cioè non in quanto altro da detta proprietà d’insieme, ove invece ogni altro elemento di esso insieme, secondo la medesima definizione, è e questo concetto astratto e, di necessità, questo concetto astratto che è se stesso, ove il contenuto di essa stessità (= questità o inseità) si dis-tingue dal contenuto della stessità dell’Astrattezza (se così non fosse, infatti, se cioè non si de-marcasse dis-cretudine tra l’identità degli elementi e l’identità dell’insieme di tali elementi, vi sarebbe esclusivamente questo insieme vuoto o questa a-dimensionalità a-contenente).
Esclusivamente esso concetto astratto, quindi, e concetto astratto, e Astrattezza, è questo elemento di sé non in quanto elemento di sé, ma in quanto peri-metralità e di sé in quanto questa-Perimetralità, e di ogni altro elemento di sé, esso, di necessità, e se stesso e dunque differente da essa stessa Perimetralità.
Ad-partenente-a-sé, ma appartenentesi in quanto Non-elemento-di-sé, già entro sé esso concetto astratto deve necessariamente detenere la di-lacerazione (tra-sé-e-sé), deve ossia legarsi in quanto Di-lacerante-si, solo così potendo con-legare tra loro gli elementi sì com-partecipanti al suo in-sieme, ma non-partecipanti a, cioè dis-tinti da, la solo propria identità d’In-sieme-in-se-stesso.
Si ponga adesso R quale insieme di tutti gli insiemi che non si appartengono, cioè l’insieme di tutti gli insiemi che non sono essi stessi elementi di se stessi. Ci si chiede se detto insieme di insiemi appartenga o no a se stesso e si risponde, anti-nomicamente, che si ad-partiene se e solo se non si ad-partiene.
Sì con-viene, ma si conviene solo anzi-tutto chiarificando in che modo detto insieme si-ad-partiene-non-ad-partenendo-si (e non-si-ad-partiene-ad-partenendo-si), ovvero si concorda solo anzitutto interrogandosi sull’in-seità (ti estì) di detto insieme di insiemi (che detta inseità non possa essere solo l’essere insieme di insiemi è de-terminato proprio dalla definizione che pone esso insieme come insieme di questi insieme specifici, accomunati cioè da questa qualificativa proprietà solo loro, ossia la Non-ad-partenza-a-sé), su cosa in ultimo significhi, per il Non-ad-partenente-si, e ad-partener-si, e non ad-partener-si, allo stesso tempo.
Posti “n” insiemi accomunati dal non essere elementi di sé, cioè
dal “non ad-partener-si”, esso insieme-di-insiemi attribuisce -
e attraverso questa attribuzione correla o circoscrive - ai propri elementi (a propria volta insiemi di elementi) la proprietà della
Non-ad-partenenza-a-sé. Se detto insieme si appartiene, cioè se ha la proprietà dall’Ad-partenenza-a-sé, non può correlare i Non-ad-partenenti-si (la sua proprietà è falsa). Se non si appartiene, allora cade in contraddizione con se stesso, poiché, in quanto insieme dei Non-appartenenti-si, se si ad-partiene, assume la proprietà della Non-ad-partenza.
E sia: se la proprietà accomunativa è la “non-ad-partenenza”, ciò che si costituisce precisamente giacché Non-ad-partenente-si, a tutti gli elementi di sé conferendo essa proprietà, non può non essere esso stesso già non-ad-partenente-si, ossia assumere essa proprietà, epperò porsi come elemento di sé, epperò già appartenersi.
Tuttavia, egualmente a come l’Astrattezza-in-sé si è dimostrata
essere e astrattezza, e questa (haecceitas o concretezza) astrattezza in sé Astrattezza, il Non-ad-partenente-si-in-sé (e ciò che conferisce la proprietà della non-ad-partenenza non può che, in-se-stesso, essere Non-ad-partenente-si, ossia avere per identità la proprietà che cede ai compartecipantilo, ex-clusivamente esso avente per identità la proprietà che cede, nello iato o dis-tintività tra proprietà in quanto identità, e proprietà in quanto proprietà, ossia, egualmente, nell'immediata dischiusività o costitutiva/costituente endo-dis-tanzialità dell'Autocontraddizione assoluta), si dimostra dif-ferente dagli elementi di se stesso, e anzitutto da se stesso in quanto elemento di sé.
Pertanto, avendo, in-sé, e l’identità della Non-ad-partenza, e la proprietà della non-ad-partenza, e avendole nella dis-tinzione tra proprietà in quanto identità, e proprietà in quanto proprietà, in quanto Non-ad-partenente-si-in-se-stesso, e non ad-partenedo-si, cioè soddisfanno la propria proprietà, già si ad-partiene, ossia con-corda con la propria identità, e (così) ad-partenendo-si, cioè ri-entrando entro l’omni-ad-ferranza della solo propria identità (di Non-ad-partenente-si), non-si-ad-partiene, epperò ulteriormente soddisfa la propria comune proprietà (ulteriormente così riconquistando la propria identità [identità, ancora a por-si, di Contraddizione-in-sé o Alterità-da-sé]).
Il Non-ad-partenente-si o Di-lacerante-si dunque, e non-ad-partenendo-si o di-lacerando-si si ad-partiene o ri-unifica, e ad-partenendo-si o ri-unendo-si, non-si-ad-partiene o di-lacera, ma sempre di necessità e ulteriormente, ri-unendo-si, e ulteriormente o innanzi ri-di-lacerando-si, cioè né mai potendo eternamente re-iterar-si in essa vece, né mai potendo eternamente sostare im-processo nel punto di questa alternanza: proprio de-cidendo per sé essa identità (e proprietà qualificativa od omni-compartecipata), già si destina alla de-terminazione; proprio autenticamente o abissalmente così decidendosi, non può ante-porre a sé alcuna posizione che ne rappresenterebbe fondazione e condizione d’essere, neppure la stessa Fine.
Se, infatti, fosse sì determinato, ma potesse permanersi improcesso sino al sopraggiungimento della sua fine, essa fine non sarebbe davvero sua, autenticamente sua, bensì sopraggiungerebbe a esso dall’esterno, epperò questa sua identità sarebbe etero-destinata alla fine, dunque già etero-decisa Non-ad-
partenente-si, e quindi questa sua identità non sarebbe parimenti davvero sua, ma l’attribuzione della Non-ad-partenza (l’attribuzione dell’identità in quanto Alterità, dell’attualità in quanto Potenza etc...) non può che essere, come già dimostratosi, auto-ad-tribuzione o se-movenza, e quindi omni-pre-liminarietà non con-cedente ante-cedenza a Nulla.
Proprio pertanto auto-cticamente così decidendosi od originariamente destinandosi alla sempre e solo propria fine, il Non-ad-partenente-si deve di necessità conquistare essa assoluta definitezza o distintività, ma deve conquistarla in quanto se stesso,
ossia in quanto Non-com-prendente-si, e per farlo, non può che
conferire finitudine o attuazione a ogni elemento differente dal
Non-co-in-volgente-si-in-se-stesso (dunque e anzi-tutto od orizzontalmente a sé in quanto elemento [peri-metrale] di sé, e, deuteriormente, a ciò che ha e proprietà e identità dell’Ad-partenenza-a-sé, e, conseguentemente, sia a tutto ciò che ha la proprietà della non-ad-partenenza, ma non ne ha l’identità, sia a tutto ciò che ha la proprietà ma non l’identità della ad-partenenza, e ciò secondo l’ordinante-si dis-tender-si del prima e del poi).